L’attentato alla sinagoga di Roma, che fu attribuito al Consiglio rivoluzionario di al-Fatah di Abu Nidal, ha trovato ultimamente nuova risonanza dopo che Il Riformista ha pubblicato due telex che sono conservati nell’Archivio di Stato e firmati dal Centro di Comunicazione del Sisde, contenenti ben 17 segnalazioni con cui i Servizi avvisavano gli organi di polizia di “possibili attentati” a “obiettivi israeliani”.
Una storia che ha lasciato questioni tuttora irrisolte, tanto che il Copasir ha appena riaperto un’indagine. Le segnalazioni con cui i Servizi avvisavano gli organi di polizia di “possibili attentati” a “obiettivi israeliani” sono documentate, ciò vale a dire che Sisde e Polizia erano a conoscenza del pericolo, eppure quella mattina non c’era nemmeno un poliziotto di guardia alla sinagoga.
Dopo 39 anni da quando un commando di cinque terroristi palestinesi sferrò un attacco in cui rimase ucciso un bambino di due anni e ferì 37 persone, parla per la prima volta l’ex compagna dell’unico individuato come colpevole dell’attentato dalla giustizia italiana, Osama Abdel Al Zomar.
Professoressa di 62 anni, è grazie a lei se qualcosa dell’attentato sulla Sinagoga è stato scritto: le sue dichiarazioni permisero di individuare Al Zomar e incriminarlo per l’attentato: “Io ho fatto il mio dovere. Dire alla polizia quello che sapevo. La verità. Mi sembra però che non sia servito a molto”. E avanza dubbi sulla possibilità che Al Zomar “possa aver organizzato tutto da solo… Penso sia impossibile che un’azione del genere possa essere stata decisa da una persona sola“.