Si lavora di più e si gode poco del diritto alla disconnessione, ma lo smart working piace. È piaciuto al 45% del campione coinvolto in una ricerca sul lavoro agile nel settore metalmeccanico, promossa da Fim-Cisl ed elaborata insieme ad Adapt e Università Cattolica. Il 20% ha sottolineato alcune criticità mentre per il 35% è bocciato.
Come racconta SkyTg24, l’80% dei lavoratori coinvolti nell’indagine non aveva mai sperimentato lo smart working prima della pandemia e il 37% di loro non ha più fatto rientro in ufficio.
Tra le criticità emerse, vi è il lungo orario di lavoro: per il 59% il lato negativo è il lavorare oltre gli orari previsti dalla contrattazione collettiva di riferimento, per il 61% è il non aver avuto diritto al diritto alla disconnessione e per il 65% il problema è la poca organizzazione e formazione per lavorare in questa modalità.
Il 28% degli intervistati vorrebbe lavorare con una formula ibrida, alternando giorni da casa con altri in ufficio. Per il 14% il lato positivo è il maggior tempo a disposizione da passare con i figli, il 21% dichiara, invece, di essere stato più concentrato. Il 10% lamenta di aver sofferto di solitudine e il 25% di aver sofferto la mancanza del rapporto con i colleghi.