“Per una riforma strutturale del fisco potremmo, seppure in misura minima, ricorrere al deficit”, lo dichiara Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze della Camera che, insieme all’omologa del Senato, ha redatto una proposta di riforma fiscale.
“Abbiamo fatto 61 audizioni, stilato un documento e costruito una prima cornice. Poi sarà il governo con la legge delega, che arriverà a fine mese, ad introdurre una ulteriore cornice che dovrà successivamente, presumibilmente il prossimo anno, varare i decreti legislativi e introdurre i contenuti definitivi”, spiega in una intervista a Repubblica.
Sui costi del taglio delle tasse, l’Onorevole risponde: “Stime non ne abbiamo. Del resto il documento della Commissione non è un disegno di legge che deve essere bollinato dalla Ragioneria. Le scelte poi dovrà farle il governo”. Redigere il documento non è stata cosa facile: “Non è stato semplice varare un documento di indirizzo sottoscritto da una maggioranza così eterogenea, che va dalla Lega a Leu”.
“Potremmo anche pensare di ricorrere per una parte minimale al deficit per ridurre le tasse, magari rallentando il processo di rientro per quanto è necessario. Tanto più che l’economia sta dando segnali di ripresa” – spiega Marattin – “Chiediamo un riordino e una semplificazione della disciplina Iva. Se questo dovesse comportare una lieve riduzione dell’aliquota massima, ben venga. Ma la riforma non sarà un semplice taglio di aliquota, bensì una riforma strutturale che investirà anche il meccanismo delle deduzioni con l’introduzione di una maxi deduzione sul modello britannico, ben diversa dalla attuale no tax area”.