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Boom dei prezzi del gas, Alverà: “L’Italia ne esce con meno problemi di altri Paesi europei, anche grazie al Tap”

Il prezzo del gas sta salendo alle stelle e l’ad di Snam Marco Alverà ne spiega i motivi: “Un anno fa il prezzo del gas in Ue era molto basso anche per effetto della pandemia: è passato da circa 6 euro per magawattora, con un minimo di 4,8 a luglio 2020, ai 36 euro di oggi. Un prezzo mai stato così alto negli ultimi cinque anni, in cui la media si è attestata intorno ai 14 euro”.

“In primo luogo problemi di forniture dovuti all’emergenza Covid: progetti che dovevano partire e non sono partiti, altri in ritardo e altri ancora che si sono fermati. Ecco quindi un primo collo di bottiglia relativo all’offerta. Poi la ripartenza di Cina e Giappone ha portato una domanda senza precedenti dall’Asia, e segnatamente dal Paese del dragone, che è stato il maggior importatore di gas naturale liquefatto al mondo, nei primi sei mesi del 2021”, spiega Alverà al Sole 24 Ore.

“Si è aggiunta inoltre una forte domanda da Argentina e Brasile. La richiesta di gas è stata, dunque, maggiore del previsto e ha lasciato l’Ue un po’ a secco. Soprattutto sotto il profilo dei siti di stoccaggio, che normalmente vengono riempiti da aprile in poi, quando il gas costa meno, per garantire le scorte per l’inverno. In questo momento, invece, in Europa arriva pochissimo Gnl e gli stoccaggi scarseggiano, anche per effetto di una stagione fredda e più lunga”, aggiunge l’ad.

Il numero uno di Snam spiega, però, che l’Italia sta contenendo il colpo grazie al Tap, il gasdotto operativo da fine anno che porta in Italia il gas estratto in Azerbaijan: “L’Italia pur soffrendo questa rapida salita dei prezzi, con aumenti quasi del 600%, ne esce con meno problemi di altri Paesi europei, anche grazie al Tap. Il nostro Paese, infatti, prima che partisse questo gasdotto ha sempre pagato il gas più delle altre nazioni Ue. Oggi quindi l’aumento è più contenuto di quanto lo sarebbe stato senza il Tap, grazie al quale possiamo anche esportare gas in Europa. Senza la pipeline il differenziale di prezzo rispetto all’Ue sarebbe stato molto più alto”.

Ciò che servirebbe secondo Alverà sono più stoccaggi e investimenti: “L’Italia ha stoccaggi di gas maggiori degli altri Paesi Ue e sono anche regolati, quindi tendono a riempirsi più facilmente. Il resto d’Europa il prossimo inverno potrebbe trovarsi in difficoltà. La soluzione è avere, a livello europeo, più stoccaggi, più regolati e continuare a investire nelle infrastrutture, che serviranno in futuro anche per il biometano e l’idrogeno”.

Redazione

 

 

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