Attualità e politica

Cassese: “Il Csm è un organo fallito e i cittadini hanno l’impressione di doversi difendere dai magistrati”

Da un lato crescente domanda di giustizia, dall’altro una fuga dalla giustizia, così Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale descrive la giustizia italiana: “I tempi della giustizia dimostrano che il nostro sistema giudiziario non riesce a dare una giustizia tempestiva. La qualità della giustizia resa è buona e spesso persino ottima, ma diventa pessima a causa dei tempi dei giudizi, sopra i 7 anni per completare i tre gradi nel settore civile e sopra i 3 anni per completare i tre gradi nel settore penale. Di qui il primo paradosso: c’è una crescente domanda di giustizia, ma anche una fuga dalla giustizia. Giustamente il Piano di ripresa e resilienza appena approvato dal Governo ha messo al centro degli interventi sulla giustizia il fattore tempo”.

Il problema dei magistrati, oltre alle lungaggini dei processi, è la loro immagine pubblica, secondo quanto spiega Cassese a Il Riformista: “Di un aspetto abbiamo già parlato: giustizia ritardata non è giustizia, dicono gli inglesi. Quindi la giustizia inefficace e la fuga dalla giustizia. Ma c’è un altro indicatore pericoloso che è l’immagine pubblica del magistrato. Una volta era una figura rispettata, nella quale si aveva grande fiducia. Ora non più. Basta leggere i sondaggi. O leggere i giornali. Nella sola ultima settimana abbiamo letto di un magistrato che si è dovuto dimettere perché non rispettava le obbligazioni assunte e di un altro finito in carcere. C’è quindi una crisi morale della giustizia, un preoccupante aumento di magistrati coinvolti in indagini penali, e in qualche caso arrestati. Di qui la percezione dei magistrati nella società. Una volta il magistrato era la difesa dei cittadini, ora i cittadini hanno l’impressione di doversi difendere dai magistrati”.

Un altro tema delicato è quello dei rapporti tra giustizia e politica: “Questa dilatazione delle funzioni della magistratura comincia altrove, con l’occupazione del Ministero della giustizia. Questo ministero, l’unico citato dalla Costituzione, si deve interessare del funzionamento della giustizia. È un apparato del potere esecutivo. I magistrati, parte essenziale del potere giudiziario, non dovrebbero farne parte. I magistrati dovrebbero tutti uscire dal Ministero della giustizia”.

Il giudice emerito parla poi delle Procure: “Vi lavora circa un quinto dei magistrati. La funzione del procuratore è radicalmente diversa da quella del magistrato giudicante. La modificazione radicale avvenuta negli ultimi anni sta nel fatto che le procure non sono più in funzione dell’accusa, ma in funzione di un giudizio. Avviano l’accusa e danno il giudizio, tramite quello strumento che gli americani chiamano «naming and shaming», tenendo sotto la minaccia di indagini per anni persone, divulgando le informazioni, mantenendo stretti rapporti con i giornalisti. Di qui un distorto rapporto con la stampa, che è il contrario della trasparenza”.

Proprio sul rapporto con la stampa, Cassese spiega: “I giornali diventano i megafoni delle procure e diffondono quest’idea alla Robin Hood del magistrato-giustiziere”.

ll Csm dovrebbe funzionare da supremo regolatore ed evitare i rapporti con la politica: “Dovrebbe, ma non svolge questo compito. Ha, nello stesso tempo, ingrandito e diminuito i suoi compiti. Li ha ingranditi perché è stato inteso, da chi ne ha fatto parte, come un organo di autogoverno, mentre nella Costituzione è semplicemente concepito come uno scudo per assicurare l’indipendenza della magistratura. In secondo luogo, proprio perché concepito come organo di autogoverno, è diventato la brutta copia del Parlamento. Infine, è stato incapace di individuare i criteri di scelta dei magistrati, specialmente dei titolari degli organi direttivi e quindi non ha svolto la funzione positiva che doveva svolgere. Che sia un organo fallito mi pare a questo punto sotto gli occhi di tutti”.

A Il Riformista il giudice emerito Cassese conclude così:Il corpo politico si potrebbe difendere, ma, da un lato, ha rinunciato alle immunità che la Costituzione aveva introdotto; dall’altro, non riesce a farlo perché il corpo giudiziario fa ormai parte della politica e la condiziona dall’interno. Insomma, l’ordine giudiziario oggi non corrisponde al modello del “potere limitato” di Montesquieu”.

Redazione

 

 

Articoli Correlati

Lascia un commento

Back to top button
Do NOT follow this link or you will be banned from the site!