Ansiogena, eccessiva, confusa: così gli italiani hanno reputato la comunicazione sul Covid-19. Il rapporto “Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione” è stato redatto da Ital Communications e Censis, ed ha evidenziato che per il 49,7% degli italiani la comunicazione è stata confusa, per il 39,5% ansiogena, per il 34,7% eccessiva e per il 13,9% equilibrata.
Durante la pandemia, l’offerta di notizie è drasticamente aumentata, arrivando ad uno stato di “infodemia comunicativa”, in cui allo stesso tempo sono aumentate le fake news.
Come racconta il Corriere della Sera, circa il 99,4% degli adulti hanno cercato informazioni da diverse fonti, principalmente media tradizionali e social. Al primo posto ci sono televisione, radio e stampa, da cui hanno tratto informazioni circa 38 milioni di italiani. Seguono i siti internet di fonte ufficiale, primi tra tutti quelli della Protezione Civile e dell’Istituto Superiore della Sanità, a cui in 26 milioni di italiani si sono rivolti. Al terzo posto ci sono i social dove hanno cercato notizie 15 milioni di italiani.
In 12,6 milioni si sono rivolti al medico generale e 5,5 milioni ad uno specialista, mentre 4,5 ad un farmacista di fiducia.
L’eccesso di informazioni, spesso contradditorie, ha gettato gli italiani nella confusione e in uno stato di ancora più incertezza. Tra i giovani, il 14,1% dei 18-34enni ritiene che la comunicazione sia stata sbagliata. Stesso giudizio da parte del 3,7% degli over 65. Il 65% degli italiani ritiene che le informazioni hanno aumentato la paura.
Oltre ad incrementare incertezza e paura, tutte queste informazioni hanno portato ad un aumento delle bufale: secondo il 52,2% degli italiani i diversi media dovrebbero essere più attenti a rimuovere le informazioni false, mentre il 41,5% ritiene che i social media debbano attuare il fast checking su ciò che viene pubblicato. Proprio sui social 29 milioni di italiani, più della metà, hanno riscontrato notizie false e sbagliate.