“Rispetto a un anno fa l’insofferenza è cresciuta esponenzialmente. Non abbiamo a che fare con delinquenti ma con persone esasperate: compito di chi governa è farsi carico anche di questa esasperazione”, parla il neoeletto presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga.
“Io personalmente ho invitato il Governo a dare un segnale, con una fase che ho definito non a caso di “sperimentazione”, e quindi anche prima della scadenza del decreto in vigore, per i ristoranti all’aperto e il ritorno in palestra per lezioni individuali. La gradualità deve servire a muoversi, non dobbiamo né avere paura di riaprire né farlo senza tener conto che il virus circola ancora tra noi. Ma pensare di risolvere mantenendo i cittadini chiusi in casa rischia di provocare danni peggiori e mi riferisco anzitutto alla salute, alla diffusione dei contagi”, spiega in un’intervista al Sole 24 Ore.
“Meglio una misura meno rigida ma applicata piuttosto che norme severissime alle quali i cittadini reagiscono eludendole. Se i parrucchieri vanno nelle case anziché esercitare nel loro salone con la mascherina, se le persone fanno le cene nelle case invece di andare in un ristorante con obbligo di distanziamento, certo il rischio contagio aumenta. Anche per questo la curva si piega lentamente”, dichiara il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia.
Sul fronte della campagna vaccinale, Fedriga spiega: “C’è stato un chiaro cambio di passo, in particolare sul fronte del reperimento dei farmaci. È cambiato il rapporto con le aziende produttrici e il riscontro è stato immediato sull’approvvigionamento. Sapere di quante dosi disporremo è essenziale per poter programmare le vaccinazioni: se non abbiamo certezze, non possiamo aprire le prenotazioni. Inoltre il Commissario per l’emergenza Figliuolo ha messo ordine a un quadro vaccinale confuso, indicando criteri precisi sulle somministrazioni”.
La vicenda del siero anglo-svedese ha creato molta sfiducia nei cittadini: “Il peso è direttamente proporzionale alla confusa comunicazione che è stata fatta su AstraZeneca, a partire da Ema e Aifa. Ma questa confusione è dettata da estrema prudenza perché i casi di reazioni gravi sono molto limitati e più rari di quelli provocati da farmaci che usiamo abitualmente”.