La Cina sta tessendo la sua rete di relazioni in Medio Oriente approfittando del disimpegno americano. Ha cominciato dall’Iran con cui sabato scorso ha firmato un accordo di cooperazione strategica, economica e di sicurezza, per 25 anni. Per Teheran è una boccata d’aria dopo le continue sanzioni, e Pechino è il suo primo partner commerciale nonché suo primo acquirente di petrolio. Basti pensare che negli ultimi 14 mesi da Teheran sono partiti circa 300 mila barili verso la Cina, di cui il 75% è arrivato come importazioni indirette per aggirare le sanzioni americane.
Come racconta Repubblica, la Cina non ha stretto rapporti solo con Teheran, ma lo studioso Degang Sun parla di una “diplomazia dei partenariati” messa in atto dal Dragone: non si tratta solo di alleanze sul modello della Nato, che implicano anche la difesa sul piano militare, ma sono accordi economici e politici.
Prima di raggiungere Teheran, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva già visitato l’Arabia Saudita e la Turchia, e dopo Teheran volerà verso gli Emirati Arabi, l’Oman e il Bahrein.
Antony Blinken ha deciso di stringere rapporti in Asia, in paesi come Giappone e Corea del Sud, mentre la Cina sta tessendo le fila di una rete strategica in territori che sono tradizionalmente sotto l’influenza americana.
Il petrolio è ciò che muove principalmente l’interesse cinese verso il Medio Oriente, considerando che il 38% delle importazioni del Dragone viene da quest’area. Ma oggi la Cina si è evoluta e mira anche a creare rapporti economici: è il primo investitore diretto estero, con oltre 147 miliardi di dollari investiti in dieci anni. Gli scambi commerciali non riguardano solo il settore delle infrastrutture, l’agroalimentare o il campo dell’energia ma la nuova sfida è oggi quella digitale.
Non a caso, gli Emirati Arabi sono l’hub regionale di Huawei con cui hanno stretto accordi per lo sviluppo del 5G, così come con l’Arabia Saudita. Un altro elemento di vicinanza è il vaccino: gli Emirati produrranno il siero Sinopharm.
