Non c’è obbligo di dichiarare la verità nell’autocertificazione: è quanto ha sancito la sentenza del gup di Milano Alessandra Del Corvo che, con rito abbreviato, ha accolto la richiesta della Procura di Milano dell’assoluzione di un giovane 24enne che aveva dichiarato il falso nell’autodichiarazione.
A marzo scorso, in pieno primo lockdown, era stato fermato ad un posto di blocco e aveva spiegato che stava tornando a casa dal lavoro. Una decina di giorni dopo un agente aveva inviato una mail al titolare che lo aveva informato che in quel giorno il dipendente non era in turno. “Un simile obbligo di riferire la verità nell’autocertificazione non è previsto da alcuna norma di legge” e, anche se ci fosse, sarebbe “in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo” previsto dalla Costituzione, è quanto ha stabilito il gup di Milano.
Come spiega La Verità, per il giudice non esiste quindi una norma che sancisce l’obbligo di verità nell’autodichiarazione ed è incostituzionale sanzionare penalmente “le false dichiarazioni” di chi ha scelto “legittimamente di mentire per non incorrere in sanzioni penali o amministrative”.
Anche a Reggio Emilia lo scorso 27 gennaio il giudice Dario De Luca ha prosciolto in via definitiva una coppia che aveva dichiarato il falso nell’autodichiarazione. Le due imputate avevano scritto che una di loro si stava recando a fare delle analisi e che l’altra la stava accompagnando. “Solo un magistrato può limitare la libertà personale. Il dpcm dell’8 marzo 2020 è illegittimo”, perché viola l’articolo 13 della Costituzione che recita: “La libertà personale è inviolabile”.
Dunque, secondo il giudice di Reggio Emilia, aver dichiarato il falso nelle autocertificazioni non costituisce reato, poiché “ciascun imputato è stato costretto a sottoscrivere un’auto certificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese e dunque illegittima”.
