Ancora non è stata raggiunta la maggioranza in Israele. Con lo spoglio del 90% dei voti, ieri sera nessuna coalizione aveva raggiunto 61 seggi. Netanhayu, che ha ottenuto più voti, ha raccolto 30 seggi con il suo partito Likud e con i suoi alleati arriverebbe a 52.
Fondamentali saranno i voti di Yamina, il partito di Naftali Bennett con i suoi 7 seggi, anche se servirà comunque l’appoggio del partito arabo Raam di ispirazione islamica.
Bennett è un ex ufficiale delle forze speciali, figlio religioso di ebrei californiani liberal che ha fatto la fortuna con la sua impresa di software e cyber-security. È il leader dei coloni, nonostante viva in un quartiere residenziale di Tel Aviv. È stato consigliere di Netanyahu, quando era all’opposizione, tra il 2006 e il 2008. È stato poi ministro dell’Educazione e della Difesa sempre sotto Bibi fino a quando ha deciso di dimettersi perché avrebbe voluto guidare il dicastero della Sanità per contenere l’emergenza sanitaria.
Il ruolo non gli è stato dato ed è stato affidato ad un veterano del Likud ma Bennett ha comunque attraversato tutto il paese per raccogliere dati e trovare nuove soluzioni per fronteggiare l’emergenza.
Durante la campagna elettorale ha accusato l’attuale premier di non aver ben gestito la pandemia e le sue dure conseguenze, perché troppo preso dalle questioni giudiziarie, ma non ha escluso di entrare nella coalizione di destra. Oggi è lui l’ago della bilancia per la conferma di Netanyahu alla guida di Israele.