Londra si prepara ad una stretta sull’arrivo dei migranti sulle sue coste, che nel 2020 sono stati 8.500 e nel 2021 ammontano già a 800.
Come racconta La Stampa, il ministro dell’Interno Priti Patel del partito conservatore presenterà la prossima settimana un pacchetto di misure per una riforma del sistema, che prevede che i richiedenti asilo politico siano portati all’estero in attesa che le domande vengano analizzate e, eventualmente, accettate. I migranti potrebbero così alloggiare in dei centri in Gibilterra, che è territorio britannico, o sull’isola di Man, dipendenza del Regno Unito.
Downing Street non ha confermato le voci né le ha smentite, ma ha solo dichiarato che “Dobbiamo aggiustare un sistema che è rotto, per renderlo severo ma giusto”.
Intanto si allarma il primo ministro di Gibilterra che ha spiegato di non aver avuto alcun colloquio con Londra in merito a questa nuova gestione definita “completamente impraticabile”, e il leader dell’isola di Man che ha paragonato l’idea ad un pesce di aprile.
Le associazioni umanitarie sono già insorte, sostenendo che deportare chi arriva sul territorio britannico in attesa dell’esito sulla domanda di asilo politico, infranga la Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati. Intanto il governo vorrebbe presentare il disegno di legge entro la fine dell’anno.