“Le guerre globali si combattono con mezzi globali”, ce lo spiega Paola Severino, vicepresidente della Luiss Guido Carli nel suo editoriale su La Stampa. Potrebbe essere questo, a sua detta, il sottotitolo maggiormente esplicativo della sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce che le misure di contrasto all’emergenza sanitaria in corso spettano al governo centrale.
Il Covid-19 è stato definito dal 30 gennaio 2020 dall’Organizzazione mondiale della sanità di rilevanza internazionale “diramando direttive indirizzate alle autorità politiche e sanitarie degli Stati che sono i soli a dover selezionare gli interventi idonei a contrastare una malattia che non solo travalica i confini delle Regioni, ma anche quelli delle singole Nazioni”, spiega la prof. Severino.
Non bisogna dimenticare le peculiarità di ogni territorio, dalla densità abitativa, alle attività economiche e lavorative, ma “è solo l’autorità governativa centrale a dover conciliare la considerazione di queste diversità con la necessità di creare una barriera di protezione che tenga conto della distribuzione globale della malattia”.
Come spiega Paola Severino, il nodo delle competenze Stato-Regioni non è una peculiarità soltanto italiana: anche in Germania Angela Merkel si è dovuta destreggiare con le volontà dei 16 lander.
La sentenza della Corte Costituzionale ha però chiarito in modo inequivocabile che “ogni decisione di riduzione o aggravamento delle misure restrittive, poiché ricade sulla capacità di trasmissione dell’epidemia oltre le frontiere nazionali, coinvolge profili di collaborazione e confronto tra Stati e deve dunque essere assunta dal Governo centrale”.
Come ricorda la vicepresidente della Luiss Guido Carli, il rapporto Stato-Regioni “non può lasciare spazio ad egoismi o protagonismi, non può far dimenticare la dimensione nazionale e globale della pandemia, non può trascurare il necessario equilibrio tra poteri dello Stato quando è in gioco la stessa sopravvivenza di un numero rilevantissimo di cittadini”.
