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La Cina taglia sul Pil nel 2025 mentre il mercato del lavoro soffre

Ubs ha abbassato le previsioni di crescita del PIL cinese al 3,4% nel 2025, ipotizzando che gli attuali aumenti dei dazi doganali continueranno e che la Cina adotti ulteriori misure di stimolo, si legge in un rapporto pubblicato martedì. La banca svizzera, che in precedenza aveva previsto una crescita del 4% nel 2025, ha mantenuto la stima per il prossimo anno al 3% La Cina sembra andare dunque verso un rallentamento e il mercato del lavoro cinese è in difficoltà. (Sole 24 Ore)

I dazi del 145% imposti da Trump sui prodotti cinesi minacciano di precludere l’accesso del Paese alla più grande economia del mondo; Goldman Sachs stima che fino a 20 milioni di persone, ovvero circa il 3% della forza lavoro, sono coinvolte nelle esportazioni dirette negli Stati Uniti. Un divorzio economico completo rovinerebbe una forza lavoro già prosciugata da tagli salariali e licenziamenti su larga scala.

Oltre alle incerte prospettive economiche, l’aumento della produttività dovuto all’adozione dell’intelligenza artificiale e dell’automazione da parte della Cina ha probabilmente contribuito a rallentare la domanda di lavoro, nonostante una ripresa economica ininterrotta durante i primi mesi della presidenza Trump.

Secondo i risultati di un sondaggio condotto dalla Cheung Kong Graduate School of Business (CKGSB), condotto su aziende per lo più private, riporta Bloomberg, l’indice dei piani di assunzione futuri è sceso a marzo al livello più basso degli ultimi sei mesi.

“Gli stimoli del quarto trimestre non si sono ancora tradotti nel mercato del lavoro”, ha affermato Duncan Wrigley, capo economista per la Cina presso Pantheon Macroeconomics. “Le aziende vogliono avere prospettive economiche più certe prima di aumentare le assunzioni.”

Secondo una stima di China Galaxy Securities, le esportazioni hanno un impatto sproporzionato sull’occupazione, e sostengono circa 120 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero e nei servizi correlati nel 2023. Si tratta di quasi un quinto della forza lavoro complessiva.

Anche l’esposizione del mercato del lavoro agli scambi commerciali con gli Stati Uniti è significativa. Secondo Goldman Sachs, nel Paese i lavoratori legati alle esportazioni sono tra i 10 e i 20 milioni. Citigroup ha stimato che le spedizioni verso l’America potrebbero essere collegate a circa 9 milioni di posti di lavoro nelle aree urbane.

Redazione

 

 

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