La telefonia italiana ha urgente bisogno di riparazioni. Fra il 2010 e il 2023 il fatturato dell’industria delle telecomunicazioni nazionale è sceso del 35%, da 41,9 a 27,2 miliardi, con un crollo della telefonia mobile (-47%) a causa della guerra dei prezzi fra gli operatori. L’occupazione nel settore è scesa del 30%, con un taglio di circa 40 mila posti. Acquistando il 15% dai francesi di Vivendi, sabato Poste è diventata il primo azionista con il 24,81% di Tim, riportando la maggior compagnia del Paese sotto la guida italiana. Il gruppo controllato dal governo si trova quindi nella posizione di decidere quali rimedi servano e in quali tempi per rilanciare un settore che occupa circa 100 mila persone ed è cruciale per la digitalizzazione del Paese. (Corriere)
Prima di pensare al «sistema», però, Poste e Tim approfondiranno anzitutto le possibili collaborazioni reciproche. La più evidente e vicina a realizzarsi riguarda PosteMobile, che è un operatore virtuale: non ha cioè una sua infrastruttura telefonica e si appoggia a quella di Vodafone. Tim è vicina a subentrare in questo contratto di fornitura che vale circa 80 milioni. Il passaggio non avverrà prima del 1° gennaio 2026. E, in ogni caso, non cambierà nulla per i 4,5 milioni di clienti di PosteMobile che hanno come unica interfaccia Poste e non hanno invece rapporti diretti con l’operatore di rete, che si tratti di Vodafone o di Tim. Altre intese fra i due gruppi sono allo studio, per esempio, nei servizi finanziari e nell’energia. Poste potrebbe, in particolare, distribuire i prodotti di Tim lungo la sua capillare rete di circa 13 mila sportelli. Tim potrebbe invece fornire servizi cloud a Poste che ne è il maggior utente del Paese tanto da investirvi circa 800 milioni di euro all’anno.
Antitrust permettendo, il passaggio del 15% da Vivendi a Poste dovrebbe chiudersi in tempo per l’assemblea dei soci di Tim del 24 giugno. Resta da capire se Poste avrà già deciso per quella data come intervenire sull’assetto di vertice della compagnia per far sì che rifletta il nuovo corso azionario e industriale. Il gruppo guidato da Matteo Del Fante vorrà inserire suoi rappresentanti nel cda, ma con ogni probabilità non ottenerne la maggioranza perché, altrimenti, dovrebbe consolidare i conti di Tim nel suo bilancio. Tutto da vedere se Vivendi — a cui resta il 2,5% — avrà un membro nel board. Quanto alle prime linee manageriali di Tim, si starebbe riflettendo sul ruolo di direttore finanziario, ora ricoperto da Adrian Calaza.
Nell’annunciare la salita nel capitale — operazione curata negli aspetti valutativi da Vitale e nella congruità da Rothschild — Poste ha tenuto a rimarcare che l’investimento in Tim sarà anche volto a «promuovere il consolidamento del mercato italiano», ossia a favorire aggregazioni. Quella fra Tim e PosteMobile, certo, è l’ipotesi più immediata. Sinché, però, nel Paese si sfideranno quattro operatori di rete, difficilmente la guerra dei prezzi avrà fine: Tim, Iliad, Wind Tre e Fastweb-Vodafone continueranno a offrire tariffe «sottocosto» pur di sottrarsi clienti. Da tempo, perciò, tutti i manager di settore vanno sottolineando che il risanamento delle telecomunicazioni italiane deve passare per la riduzione delle compagnie «infrastrutturate» da quattro a tre. Iliad ha già provato più volte a muovere. L’ultima a inizio febbraio quando, di concerto con il fondo Cvc, ha tentato di fondersi con Tim, ottenendo in cambio circa il 25% del capitale della società. Quel piano è saltato proprio a causa dell’ingresso in partita di Poste che, secondo indiscrezioni, guardava da tempo a Tim. Ciò non significa che il matrimonio con Iliad non s’abbia da fare e, anzi, analisi sarebbero già in corso. Nel caso, però, a officiarlo sarà Poste Italiane, ormai arbitro delle strategie e del futuro di Tim.
Il dato dice molto: nel marzo 2017 Tim valeva in Borsa 19,5 miliardi di euro mentre Poste capitalizzava poco di 8,2 miliardi. Oggi quei valori sono rovesciati ed è il gruppo guidato da Del Fante a valere circa tre volte Tim, ossia 21,8 miliardi contro 7,15 miliardi. “Questa operazione è molto importante per Poste Italiane. Arriva a conclusione di un percorso di otto anni durante il quale abbiamo rilanciato i pacchi, la telefonia, i pagamenti, i contratti luce, i contratti gas – dichiara Del Fante.