C’è una singolare omissione nelle discussioni attuali sulla difesa in Europa. La discussione si concentra sulle armi convenzionali. Ma questo lascia aperto quello che in un certo senso è il problema cruciale della nostra sicurezza. Di fronte alla Russia, dotata di un arsenale di armi nucleari e che non esita a dichiarare di potervi fare ricorso, il riarmo convenzionale può essere considerato una condizione necessaria, ma certamente non una condizione sufficiente. È l’armamento nucleare la garanzia di deterrenza.
Fino ad oggi per l’Europa la deterrenza è stata assicurata dall’articolo 5 del Trattato della NATO. Se viene meno la certezza di questo elemento, i Paesi europei debbono provvedere per loro conto. Il piano della Commissione Europea non fa cenno a questo problema e questo ne costituisce il limite principale. In realtà, i governi europei sanno che non si può sfuggire a questo problema. Ma non vi è nessuna iniziativa per affrontarlo. (Corriere)
Qualcuno pensa che la soluzione possa trovarsi nell’armamento nucleare francese o inglese. Ma il problema della deterrenza nucleare europea non può essere affidato, se non provvisoriamente, a questi sistemi d’arma. In realtà per garantire tutti i Paesi europei è indispensabile un approccio complessivo.
Una via concreta per porre sul tavolo questa questione vitale per l’Europa. La mia proposta è di seguire la strada scelta quando alla fine degli anni Ottanta si volle affrontare il tema dell’unificazione monetaria, che era allora altrettanto difficile e complesso. Nel giugno 1988, il Consiglio Europeo di Hannover, dopo avere ricordato che «adottando l’Atto unico gli Stati membri hanno confermato l’obiettivo della realizzazione graduale dell’Unione economica e monetaria», decise di costituire un Comitato con l’incarico «di studiare e di proporre le tappe concrete che dovranno portare a tale Unione». Nacque così il Comitato Delors. Quando i membri, che comprendevano i governatori delle banche centrali, molti dei quali contrari alla moneta unica, cominciarono a discutere sull’opportunità del progetto, Delors spiegò che il mandato del Comitato non era se fare o no la moneta unica, che era una decisione politica che spettava ai governi e al Consiglio Europeo, ma come farla nel caso si fosse deciso di procedere in questa direzione. Con questo chiarimento, i lavori procedettero speditamente: il Comitato delineò natura e compiti della Banca Centrale Europea, le regole del suo funzionamento e così via. I lavori del Comitato si conclusero all’unanimità nella primavera del 1989. E quando, pochi mesi dopo, le circostanze politiche (in quel caso la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione tedesca) convinsero della necessità di creare la moneta unica, era pronto lo schema operativo e fu facile adottarlo.