Nel 2024, segnala l’Istat, si intensifica, rispetto al 2023, la riduzione del numero di persone in cerca di occupazione (-283 mila) che scende a 1 milione 664 mila. Diminuisce anche l’incidenza dei disoccupati di lunga durata (da almeno 12 mesi) che scende al 50,2% (-4,6 punti in un anno). Il tasso di disoccupazione cala al 6,5% (-1,1 punti rispetto al 2023). Nella media dell’anno gli occupati sono 23 milioni 932mila. Nell’anno, dopo tre anni consecutivi di forte calo, torna a crescere il numero di inattivi di 15-64 anni (+56 mila, +0,5% in un anno) che si attesta a 12 milioni 432 mila. La variazione positiva è sintesi dell’aumento di coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare (+175 mila, +1,7%) e del calo delle forze di lavoro potenziali (-119 mila, -5,4%), ossia la componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro. Per quanto attiene la mancata ricerca di lavoro, diminuisce il numero degli scoraggiati (-56 mila, -5,7%) e di chi è in pensione o non interessato a lavorare (-123 mila, -6,5%), mentre aumenta quello di chi è in attesa degli esiti di passate azioni di ricerca (+68 mila, +14,0%), di chi non cerca lavoro per motivi familiari (+148 mila, +5,3%) e di chi studia o sta svolgendo un’attività di formazione (+125 mila, +2,9%). Il tasso di inattività 15-64 anni si attesta al 33,4% (Sky TG 24).
L’aumento del tasso di occupazione e di quello di inattività è lo stesso per uomini e donne (rispettivamente, +0,7 e +0,1 punti in un anno) mentre il calo del tasso di disoccupazione è più marcato per le donne (-1,4 punti rispetto al -0,9 degli uomini). Pertanto, rimangono inalterati ed elevati i divari di genere – ovvero la differenza tra i tassi maschili e femminili – relativi a occupazione (17,8 punti in più per gli uomini) e inattività (-18,1 punti). Il tasso di occupazione cresce soprattutto tra gli individui di 50-64 anni e tra quelli di 35-49 anni (+1,4 e +0,9 punti, rispettivamente) Nella media del 2024, il tasso di occupazione cresce di 0,6 punti per i laureati, 0,4 per i diplomati e 0,3 per chi possiede al massimo la licenza media, raggiungendo rispettivamente l’82,2%, il 67,2% e il 45,1%.
La distanza tra il tasso dei più istruiti e quello dei meno dei istruiti sale a circa 37 punti percentuali. Il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni cresce per chi possiede al più la licenza media (+0,6 punti, raggiungendo il 50,0%) e per i diplomati (+0,4, 28,2%) mentre si riduce per i laureati (-0,2 punti, 14,9%).