Spendere bene e senza ritardi per tornare a crescere a un ritmo sostenuto. In caso di alto assorbimento dei finanziamenti, i fondi del Pnrr possono aggiungere al Pil dell’Italia fino a +1,9% nel periodo compreso tra l’inizio degli esborsi e il prossimo anno, prima cioè che il maxi-programma Ue per sostenere la ripresa post-pandemica giunga alla sua naturale scadenza, il 30 giugno 2026. La stima è parte di un aggiornamento pubblicato ieri sul blog della Banca centrale europea per fare il punto su Next Generation Eu a quattro anni dal suo lancio. (Il Messaggero)
L’analisi si focalizza sul nostro Paese e sulla Spagna, i due principali beneficiari del Recovery Plan con, rispettivamente, 194,4 e 163 miliardi in totale, tra sussidi e prestiti. I tecnici di Francoforte, che domani diffonderanno il periodico bollettino economico dell’Eurotower, avvertono che «l’impatto positivo di Next Generation Eu sulla crescita dell’Eurozona dovrebbe materializzarsi più tardi di quanto inizialmente previsto», principalmente a causa dell’attuazione a rilento delle misure dei Pnrr e del posticipo di alcuni stanziamenti verso la fine del periodo.
Ma prevedono anche che nello scenario più roseo di un alto assorbimento delle risorse destinate all’Italia, combinato con un conseguente elevato livello della spesa e con una crescita media della produttività, i fondi del Pnrr possano spingere fino all’1,9% al 2026 l’aumento del Pil tricolore. Oltre un punto percentuale al di sopra, cioè, del valore ponderato per l’Eurozona e due decimali in più di quello calcolato per Madrid (1,7%). Nella stima media, invece, l’impatto sulla crescita sarebbe dell’1,4% in entrambi i Paesi.