Le quotazioni del gas naturale, ad Amsterdam, chiudono appena sotto, a quota 49,95 euro. Un altro rialzo che, dopo lo stop ucraino al transito del gas russo, riporta i prezzi ai livelli dell’autunno 2023, sebbene ancora molto lontani dai picchi registrati al momento dell’invasione russa. (Corriere)
Come ha fatto mercoledì il ministro dell’Ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin, molti altri governi nazionali europei, e la stessa Commissione, hanno rassicurato sulla sufficienza delle scorte ed escluso al momento altre forti ripercussioni sui prezzi. Che in ogni caso aumenteranno, visto che stanno salendo anche le quotazioni del gas naturale liquefatto, che proviene da Usa e Qatar, la principale alternativa al gas russo.
«Non ci sono problemi di sicurezza dell’approvvigionamento. Ci sono rotte alternative e i livelli di stoccaggio sono al 72%», in Italia al 78,8%, «leggermente superiori alla media per questo periodo dell’anno», ha fatto sapere Bruxelles. In alcuni Paesi, però, lo stop al gas russo dall’Ucraina, mai interrotto durante la guerra, sta creando problemi seri. In Transnistria, regione separatista filorussa della Moldavia, sono fermi scuole, ospedali, uffici pubblici, e tutta la produzione industriale. Qualche difficoltà si segnala anche in Slovacchia.
«Nel 2025 stimiamo un aumento della bolletta energetica di 250-300 euro per una famiglia media italiana. Per un’impresa media l’aumento potrebbe essere di 30 mila euro» dice Davide Tabarelli, presidente di Nomisma energia all’agenzia Gea. «In Italia non si è fatto niente negli ultimi anni — ha detto l’economista — per aumentare la produzione nazionale di gas, un delitto economico. Andiamo a prendere il gas dagli Usa fatto col fracking inquinante a 13 mila chilometri di distanza. Assurdo. Il Gnl va rigassificato, ma è difficile farlo arrivare a Nord, dove ci sono consumi e capacità di stoccaggio».
