Le famiglie italiane, nonostante le incertezze economiche e quelle legate alle tensioni geopolitiche, confermano la loro propensione al risparmio, ma cala la quota che media di reddito che finisce nel salvadanaio. L’inclinazione è quella verso le obbligazioni mentre cala chi sceglie di investire in Borsa. A scattare la fotografia sugli orientamenti dei risparmiatori è l’annuale indagine realizzata da Intesa Sanpaolo e il Centro Einaudi. (Il Messaggero)
Nel 2024 il tema della sicurezza resta una priorità per gli investitori, con il 65% degli intervistati che la reputa la prima caratteristica cui prestare attenzione. Nel 2024 si è consolidato l’orientamento degli italiani verso le obbligazioni, complice anche il contesto dei tassi d’interesse alti, con la quota dei portafogli che sale dal 28 al 34%. L’indice di soddisfazione segna un massimo storico, con oltre 8 investitori soddisfatti per ogni insoddisfatto, probabilmente perché le obbligazioni sono tornate finalmente ad offrire rendimenti interessanti. Cala marginalmente rispetto al 2023 la percentuale di chi opera in azioni che passa dal 6 al 5,6%. Parallelamente, si riduce la quota delle azioni nei portafogli: da un massimo del 21,1% nel 2021 si scende al 18,1 nel 2023 fino al 17,4 nel 2024.
In questo contesto, la banca rimane il consulente più apprezzato: raccoglie infatti la preferenza del 60% dei risparmiatori. Dall’indagine emerge un interessante spaccato sul fronte del risparmio gestito. A livello globale si registra una crescita notevole negli ultimi due decenni: tra il 2005 e il 2023, il suo valore è balzato dal 73 al 102% del Pil mondiale. In Europa il settore è cresciuto dal 107 al 167% del Pil, e in Italia dal 70 al 95%, compresa la ricchezza assicurativa.