C’è un potenziale di 7 miliardi di investimenti nelle rinnovabili che potrebbero convergere sull’Italia nel 2025 a fronte di un quadro normativo stabile che superi le incertezze dei decreti Agricoltura ed Aree Idonee. La stima è di Verdian Power, produttore indipendente di energia rinnovabile con sede a Barcellona in Spagna che fa parte del portafoglio del fondo Nuveen Infrastructure e si lega alla realizzazione di 6 GW di capacità. È emersa ieri all’Energy Tech Conference 2024 organizzata dalla stessa Verdian Power e dalla società di consulenza Green Horse Advisory. Deriva dagli scenari dell’International Energy Agency, che prevedono, sulla base delle politiche attuali, una crescita del mercato cleantech globale da 700 miliardi di dollari nel 2023 a più di 2mila miliardi di dollari entro il 2035. Per la capacità da rinnovabili, lo stesso Pniec indica 131 GW da raggiungere al 2030, con un impegno da circa 8 GW annui (l’anno scorso ne abbiamo realizzati 5,8, quest’anno a ottobre abbiamo già superato i 6 secondo gli ultimi dati Terna). (Sole 24 Ore)
«Gli investimenti in arrivo sull’Italia sono plausibili perché i fondamentali economici del Paese rimangono interessanti», ha commentato Jordi Francesch, direttore dell’asset management di Nuveen Clean Energy Infrastructure: «I prezzi dell’elettricità sono inferiori negli altri Paesi, in Italia sono i più alti. La Spagna e la Francia viaggiano su un range tra i 30 e i 60 euro al MWh mentre l’Italia si attesta tra i 60 e 90. Questo differenziale spinge il mercato a muovere sull’Italia, che ha necessità da una parte di quantità crescenti di energia e dall’altra di prezzi bassi per realizzare la transizione. Da qui la spinta a investire in una maggiore capacità di generazione elettrica rinnovabile. Il Paese dipende ancora dal gas per la produzione e le sue variazioni di prezzo influenzano quelle dell’elettricità. Certo ci saranno dei rifiuti, degli stop, li vediamo nel caso della Sardegna, li abbiamo visti anche in altri Paesi, ma alla fine gli operatori troveranno la strada, con il necessario bilanciamento con le richieste dei territori. Certo, i 7 miliardi di investimenti potranno essere rallentati dal quadro normativo, ma la maggior parte dei progetti in pipeline si regge senza incentivi. Sui sistemi di accumulo a batteria: tutti concordano che i prossimi mercati dove avverranno gli sviluppi più significativi saranno Germania e Italia, con quest’ultima più matura per gli investitori internazionali, tanto che tutti stanno guardando qui. Il Macse (Mercato a termine degli stoccaggi, ndr) è uno strumento intelligente. Ma lo sviluppo delle batterie avverrebbe anche senza».
Appare evidente che la transizione non può che avvenire attraverso un insieme di tecnologie. Francesch ha le idee chiave su due vettori di cui si sta parlando molto: «L’idrogeno è impossibile per l’Italia perché per produrlo servirebbe avere elettricità a un prezzo molto basso, mancano inoltre gli acquirenti. Con queste condizioni è impossibile sviluppare un mercato. Il nucleare è complesso, un conto è implementarlo come stanno facendo Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda. Rifondarlo come si propone l’Italia diventa un’opzione poco credibile, che ha bisogno di molto tempo, molti investimenti e un consenso che deve durare decenni: vedrebbe la luce in ogni caso tra 20-30 anni. Meglio puntare sulle tecnologie che già abbiamo a disposizione: solare, batterie, eolico – con l’opportunità dell’offshore molto interessante e che può contare su un’industria già avviata – e centrali a gas che possono garantire flessibilità». Verdian ha in pipeline in Italia progetti per 1,5 GW, con inizio costruzione impianti entro il 2025 e operatività nel 2026.