FINANZA

La Fed posticipa il taglio dei tassi a settembre: ecco perché

Pronta per settembre. Così si presenterà, con tutta probabilità, la Federal Reserve nella sua riunione di luglio. Non toccherà il costo del denaro: il Fed funds target resterà fermo al 5,25-5,50%, ma le attese di analisti e investitori puntano sul fatto che il comunicato del comitato di politica monetaria (Fomc) e la conferenza stampa del presidente Jerome Powell diano indicazioni più o meno precise sulla riduzione nella successiva riunioni, quando saranno rielaborate le proiezioni macroeconomiche. (Sole 24 Ore)

La prudenza è necessaria: l’inflazione, dopo il rialzo al sorpresa di marzo, ha ripreso a scendere lentamente, soprattutto nell’indice core, ma resta a livelli superiori all’obiettivo del 2%. Il timore di tutte le banche centrali, in questa fase, resta quello di vedere l’inflazione stabilizzarsi a un livello più alto del desiderato. Anche le misure di mercato delle aspettative di inflazione, che sono tornate a divergere leggermente, oscillano intorno a un livello superiore al target (mentre quelle che si basano su sondaggi, come l’indice dell’Università di Michigan, restano al 3%).

Gli Stati Uniti, al di là di un mercato del lavoro ancora piuttosto vivace, e di salari in rapida crescita, hanno una fonte continua di sostegno alla domanda che può trasformarsi in un elemento di pressione sui prezzi. Le spese federali sono rimaste ai livelli piuttosto elevati – e sicuramente più alti rispetto al passato – del periodo pandemico e postpandemico, senza che le condizioni dell’attività economica e del mercato del lavoro lo richiedessero.

La prudenza della Fed è in ogni caso ben calcolata. I mercati finanziari stanno già facendo parte del lavoro della banca centrale: i rendimenti dei titoli di Stato sono calati rispetto ai livelli dei mesi precedenti, con la sola eccezione della scadenza a un mese che, vicinissima a quella dei Fed Funds, esprime e realizza la politica monetaria.

Difficile che la Banca centrale americana si allontani dalla regola delle decisioni prese “riunione dopo riunione” – che pure non è molto efficiente: crea incertezza e riduce la trasparenza della politica monetaria – ma l’avvicinarsi delle presidenziali, previste per il 5 novembre – due giorni prima il meeting di politica monetaria, opportunamente spostato al giovedì – potrebbe consigliare di dare qualche indicazione in più in questa riunione di luglio.

Redazione

 

 

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