Attualità e politica

Stipendi in crescita più forti dell’inflazione: +3,1% nel primo semestre

Un destino amaro. L’Italia è l’unico paese europeo in cui gli stipendi reali, quindi il potere d’acquisto, non sono cresciuti negli ultimi trent’anni. La spinta ai rinnovi contrattuali sembra invece aver segnato l’inversione di rotta nel primo semestre dell’anno. Certo i contratti che, a fine giugno, sono in attesa di rinnovo ammontano a 34 e coinvolgono circa 4,7 milioni di dipendenti. (Il Messaggero)

Si tratta del 36% del totale dei lavoratori, dice l’Istat. Non è poco. Ma un giro di vite c’è stata. I dati arrivano dell’Istat rilevano una diminuzione del l tempo medio di attesa di rinnovo. I tempi sono scesi a 27,3 mesi, dai 29,2 di giugno 2023, per i lavoratori con contratto scaduto e si attestano a 9,8 mesi se calcolati sul totale dei dipendenti (erano 15,4 a giugno 2023).

La svolta è più netta per le retribuzioni che crescono finalmente più dell’inflazione. Nel primo semestre 2024, invece, la retribuzione oraria media è cresciuta del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. In particolare, per quanto riguarda il settore privato, anche nel secondo trimestre dell’anno, come nei due trimestri precedenti, la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali, si attesta a +4,1% ed è più elevata di quella dell’inflazione (l’indice Ipca è +0,9%). L’incremento retributivo più rotondo si registra per il comparto industriale, grazie agli incrementi erogati nei principali comparti della manifattura. Ma il segnale è evidente anche nei servizi, essendo trainato dagli incrementi economici fissati dai rinnovi nel settore del credito e assicurazioni e del commercio. «Questa fase di recupero delle retribuzioni rispetto all’inflazione, dice l’Istituto di statistica, dovrebbe consolidarsi nei prossimi mesi, alla luce della chiusura di ulteriori rinnovi nel settore dei servizi».

Discorso a parte va fatto per le retribuzioni dei lavoratori pubblici. Nella Pa, ancora in attesa dei rinnovi per il triennio 2022-2024, la crescita retributiva risulta invece in rallentamento ed è sostenuta, spiega l’Istat, esclusivamente dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale ai dipendenti delle amministrazioni non statali. Guardando a giugno, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie segna un aumento dell’1,2% rispetto al mese precedente e del 3,6% rispetto a giugno 2023.

Redazione

 

 

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