FINANZA

Lotta all’inflazione e ai tassi d’interesse: una staffetta tra Bce e Fed

A fine giugno gli hedge fund avevano venduto e continuavano a vendere titoli tecnologici a ritmi record, come non si vedeva da mesi. E tutta quella roba finiva invece comprata da quei «tontoloni» dei piccoli investitori. Così almeno raccontavano gli operatori, suffragati pure dai trader di Goldman Sachs che consigliavano non solo prudenza, ma invitavano gli investitori a «tirare il freno», perché quella grande corsa di Wall Street sarebbe presto finita in una seria correzione. E, ancora pochi giorni fa, Goldman avvertiva d’aver sottopesato, a «livelli record», i titoli tecnologici rispetto al paniere dell’S&P 500. Ebbene, dal 28 di giugno al 15 luglio. (Corriere della Sera)

Quando il Nasdaq era caduto del 2% e l’indice dei Magnifici7 addirittura del 4,3%, alla notizia di un’inflazione ben più bassa delle attese, gli operatori parlavano di un’«epica rotazione», dalle mega capitalizzazioni al resto del listino, compresi i titolini del Russell 2000 e quelli disastrati delle banche regionali e del settore immobiliare.


Persino il compassato Wall Street Journal s’era chiesto se la corsa dei giganti tecnologici fosse alla fine, dopo otto mesi di formidabili rialzi (+80% per i M7 e +235% per Nvidia). Nella strana euforia seguita al fallito attentato a Donald Trump, i titoli delle sette grandi avevano segnato il passo, ma poi sono tornati pesantemente a scendere e, dai commenti degli operatori, si direbbe che la grande corsa del settore hi-tech sembri conclusa.


Può darsi che le grandi banche d’investimento stiano esagerando le cose: ipotesi non del tutto peregrina se si pensa che Goldman ha fatto utili record nel 2° trimestre proprio grazie a Wall Street. Più che la fine di una tendenza, è probabile che sia iniziata una temporanea fase di correzione sui titoli tecnologici con conseguente rotazione settoriale: ma definirla «epocale» pare davvero eccessivo. Come osserva Deutsche Bank, l’esposizione azionaria tra gli investitori professionali e i grandi clienti consigliati da banche e finanziarie è pressoché ai massimi storici e, nel sondaggio mensile di Bofa, i grandi investitori ritengono che la corsa ai titoli dei Magnifici7 sia la tendenza più in voga, al pari dell’analoga mania per i tecnologici tra maggio e dicembre 2020.

Si dice sia la crescita degli utili societari a spingere il mercato e pertanto si guarda con fiduciosa attenzione alle nuove trimestrali. Ma la crescita dei profitti attesi (consenso Lseg) per il 2024 resta poco sopra al 10%, come ci si immaginava a inizio anno, semmai qualche decimale più bassa. Ma nel frattempo l’S&P è già cresciuto del 18%. L’impressione è che la politica monetaria rimanga il vero motore della crescita azionaria. È vero che la borsa è scesa dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione, più basso delle attese. Ma l’apparente, paradossale reazione si spiega probabilmente con l’istinto degli investitori a consolidare i guadagni dopo una così buona notizia.

Redazione

 

 

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