«La transizione energetica è irreversibile e sacrosanta ma dobbiamo aprire al capitale» privato come altri Paesi fuori dall’Europa e «non possiamo pensare di dare sussidi e sussidi». E ancora, «Bruxelles deve certamente guardare al futuro senza dimenticare il presente». Intervenendo a In Mezz’ora su Rai 3, l’ad di Eni, Claudio Descalzi, torna a ribadire la traiettoria da seguire per una efficace svolta verde dai costi sempre crescenti. Costi che potranno essere coperti, è il ragionamento del ceo, ricorrendo alla leva privata, anche perché «l’Europa non ha neppure il margine fiscale» per finanziarla solo tramite i sussidi che oltretutto «atrofizzano la capacità» imprenditoriale e d’impresa. (Sole 24 Ore)
L’Europa, ha rilevato ancora il numero uno di Eni, «può farcela ancora. Come italiano ed europeo non mi piace pensare che abbiamo già perso e che dobbiamo andare in panchina e sugli spalti a guardare gli altri, ma dobbiamo acquisire quel programatismo che hanno gli anglosassoni», «levandoci ogni tipo di dogma e ideologia».
Descalzi ha poi spiegato che l’Eni «investe massicciamente da tempi lontani, dal 2014» in biocarburanti per «sostituire il petrolio». Lo ha detto rispondendo alle critiche di chi accusa il gruppo di voler ritardare la decarbonizzazione. «I biocarburanti – ha precisato – arrivano da prodotti agricoli non in competizione con la filiera agroalimentare e dai rifiuti», vantano «un calo delle emissioni fra il 70 e il 90%» e possono essere usati in motori euro 5 e euro 6.
L’ad ha quindi ricordato come questo abbia comportato la riconversione di raffinerie, evitandone la chiusura e che il gruppo è anche attivo nella produzione di rinnovabili. Descalzi ha insistito molto sulla necessità di seguire la strada della neutralità tecnologica e di lasciare spazio all’iniziativa dei privati. «Dobbiamo controllare le imprese ma non mettere vincoli come se dovessimo controllare un nemico perché le imprese non sono nemiche. Producono ricchezza e creano anche posti di lavoro se ci sono le sinergie giuste».
Poi un passaggio sull’Africa, tassello clou nel business del gruppo e architrave del piano Mattei fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni. «Dobbiamo far crescere l’Africa per voltare pagina». La chiave, ha aggiunto l’ad di Eni, «è pensare nel lungo termine e non nel breve, ma ricordandoci che se dobbiamo avere una relazione con qualcuno, dobbiamo averla alle pari. E se quel qualcuno non è ancora sviluppato come noi, dobbiamo mettere le basi perché questo sviluppo avvenga. Che poi è il principio del piano Mattei e anche della cultura Eni».