Debito in crescita e disavanzo superiore alla vecchia soglia del 3% del Pil (formalmente non abolita). Le previsioni di primavera della Commissione europea confermano, per quanto riguarda il quadro di finanza pubblica, che il governo italiano si troverà probabilmente ad affrontare una procedura per deficit eccessivo, nella nuova versione faticosamente approvata dalle istituzioni europee. Mentre sul fronte della crescita ritraggono un Paese che dovrà trovare la forza di lasciarsi alle spalle la sbronza del superbonus: la quale – è bene ricordarlo – non solo ha affossato i conti (e continuerà a farlo nel tempo) ma ha supplito, dopo la vigorosa fuoriuscita dalla pandemia, alla necessità di alimentare con investimenti e riforme ben congegnate l’andamento dell’economia. (Messaggero)
I dettagli del futuro confronto con Bruxelles sono ancora da definire, ma guardando alla scadenza autunnale della manovra è ragionevole ipotizzare che almeno sulla carta l’esecutivo si potrebbe trovare a dover aggiungere al conto necessario per finanziare le misure più o meno annunciate (quasi 20 miliardi come indicato nello stesso Documento di economia e finanza) altre risorse, necessarie per garantire l’aggiustamento coerente con una discesa «plausibile» del debito. Discesa a cui concorreranno anche le privatizzazioni, a loro volta non scontate anche se ieri il Mef ha annunciato il collocamento del 2,8% di Eni.