Le buste sono state aperte ieri mattina. Lo stadio da 16 mila posti che è il cuore del Bosco dello Sport di Tessera sarà realizzato (salvo inconvenienti dopo le verifiche di prassi) dal raggruppamento di imprese guidato da Fincantieri che conferma di non essere solo il colosso della cantieristica navale, capace di accaparrarsi commesse miliardarie provenienti da mezzo mondo, ma anche il gruppo pigliatutto che sta diventando uno dei principali costruttori a Venezia e dintorni. I lavori per realizzare l’impianto dovrebbero durare 654 giorni, come previsto dal bando, e quindi in due anni lo stadio potrebbe essere pronto. (Corriere)
Sarà solo una coincidenza ma, proprio mentre il Venezia Calcio si sta giocando la promozione in serie A, la commissione di gara per l’affidamento dell’incarico di progettazione esecutiva e definitiva dello stadio di Tessera ha formulato la proposta di aggiudicazione proprio al raggruppamento di imprese Costruzioni Bordignon, Fincantieri infrastrutture e Ranzato impianti, che ha presentato un progetto messo a punto da Maffei engineering, Populous Limited, Seingim global service, Soli engineering e Gae engineering. Per ora l’aggiudicazione è provvisoria: perché possa diventare effettiva, e perché la conseguente esecuzione del contratto possa avere inizio, si dovrà infatti attendere un ulteriore passaggio. La base d’asta era di 77 milioni di euro: il bando è stato aggiudicato a 74, con un ribasso di 3 milioni. La stazione appaltante dovrà effettuare una serie di verifiche tecniche obbligatorie, ma la strada verso l’affidamento al gruppo di imprese della realizzazione del principale tassello che compone l’intero progetto del Bosco dello Sport sembra ormai essere spianata.
Per l’azienda (che nei cantieri di Porto Marghera sta costruendo le più belle navi da crociera del mondo) si tratta dell’ennesimo colpaccio che si aggiunge a quelli già messi a segno con la manutenzione del sistema di paratoie mobili del Mose (già in corso quello di Treporti, è candidata per tutte e quattro le schiere), con la realizzazione del ponte ferroviario mobile sul canale industriale ovest e con l’appalto da 180 milioni di euro bandito dall’Autorità Portuale di Venezia per il primo intervento previsto in area ex Montesyndial destinata a diventare un mega terminal per i container.
Si completa così il lungo percorso che si è reso necessario per completare l’iter delle gare indette per la realizzazione del Bosco dello Sport. Quattro delle cinque gare erano infatti già state concluse e le imprese che se le sono aggiudicate sono già state incaricate dell’esecuzione dei progetti da cui prenderanno forma anche l’arena, la nuova viabilità interna, le opere di urbanizzazione, e gli spazi a verde. Uno dei punti centrali dell’intervento è infatti proprio la creazione di un’area a bosco estesa 57 ettari a cui si sommano i 25 di verde attrezzato. Non sono state poche le difficoltà nate per trovare i fondi per un intervento complessivo da oltre 320 milioni di euro. Inizialmente infatti il progetto aveva ricevuto 93,5 milioni dai fondi del Pnrr, ma dopo varie contestazioni politiche la Commissione Europea ha rivisto il dossier e ha ritenuto di escludere lo stadio veneziano, oltre a quello di Firenze che era nella stessa situazione. Il sindaco Luigi Brugnaro era però riuscito a recuperare i fondi venuti a marcare dall’Unione Europea convincendo il Governo della validità del progetto e a tirare fuori l’ingente somma senza la quale l’intero progetto rischiava di essere messo in discussione.
In corsa per contendersi i lavori per l’impianto di Tessera da 16 mila posti si erano presentati vari colossi delle costruzioni nazionali. A sfidare il gruppo Fincantieri c’erano quelli composti da Costruzioni Iannini, Ferrari ing. Ferruccio e Costruzioni generali Basso; Setten Genesio (altra impresa, trevigiana, che sta realizzando molti cantieri in città) e Cimolai; Impresa Tonon e Costruzioni generali Gilardi; e infine l’impresa Vianini lavori. Quella del Bosco dello Sport è un’operazione fortemente contestata da comitati di cittadini, diverse associazioni appartenenti alla galassia ambientalista veneziana e dall’associazione Italia Nostra che, per fermare il progetto della Giunta Brugnaro, ha presentato un ricorso bocciato prima dal Tar del Veneto e poi dal Consiglio di Stato. L’associazione ambientalista aveva chiesto di dichiarare illegittimo il decreto ministeriale che aveva assegnato i famosi 93,5 milioni di euro per sostituire quelli che erano stati tolti dal bilancio del Pnrr dopo le obiezioni della Commissione europea. Un stop, quello arrivato da Bruxelles, che rischiava di far saltare l’intero progetto e che ha auto l’effetto di ritardare l’assegnazione degli appalti.