Sono attese entro il 29 febbraio le regole operative per accedere agli incentivi da 1,1 miliardi, provenienti dal Pnrr, dedicati agli impianti agrivoltaici di natura sperimentale. Il decreto del ministero dell’Ambiente, entrato in vigore lo scorso 14 febbraio, prevede la realizzazione di impianti per una potenza complessiva di almeno a 1,04 GW per una produzione indicativa di almeno 1.300 Gigawattora all’anno entro il 2026. (Corriere)
Si parla di «natura sperimentale» poiché le strutture saranno integrate nelle aree con moduli elevati dal terreno per permettere la produzione di energia senza compromettere quella agricola. Secondo i requisiti tecnici riportati nelle linee guida del ministero, si prevede di installare gli impianti a 1,3 metri di altezza «nel caso di attività zootecnica e 2,1 metri nel caso di attività colturale».
I costi però, nonostante non si possano fare reali paragoni per mancanza di uno storico, potrebbero essere dal 20-30% al 50-60% più alti rispetto alle istallazioni tradizionali. Un aspetto che faciliterebbe solo le imprese più grandi e solide che possono permettersi costi più elevati e ottenere quindi i finanziamenti. «Complessivamente, a partire dai circa 750 €/kW per gli impianti di tipo tradizionale – si legge nelle linee guida per l’agrivoltaico – si arriva a circa 1.200 €/kW per sistemi a colture seminative (con variabilità di circa 375 €/kW) e 950 €/kW per sistemi a colture permanenti. Mediamente si ha dunque, rispetto a un impianto tradizionale, un incremento del 60% per un sistema a colture seminative, e del 25% nel caso di un sistema a colture permanenti».
Ma al di là dei costi, il tema è molto dibattuto anche su altri aspetti, da quello paesaggistico al rischio dell’agricoltura made in Italy. C’è chi abbraccia l’agrivoltaico con entusiasmo e chi lo teme. E sotto i riflettori c’è soprattutto la Sicilia dove «troppi» per Coldiretti Sicilia, sono gli gli impianti fotovoltaici. In una lettera aperta al presidente della Regione Renato Schifani, ha infatti sottolineato che «la Sicilia sta diventando l’Isola degli specchi. Vanno fermate le speculazioni che imperversano e la stanno trasformando nella più grande distesa di pannelli per la produzione di energia». L’associazione denuncia che «migliaia di ettari di terreno sono ormai improduttivi», un danno che non va solo a discapito delle più importanti produzioni, ma che influisce anche «sull’ambiente, sul panorama, sulla sostenibilità e su ogni altro aspetto che riguarda il valore aggiunto della nostra Regione».
Tra i favorevoli, oltre a tantissimi agricoltori che vedono nel vendere o affittare ettari di terreno come un’opportunità, c’è anche Confagricoltura Bologna «La conformazione dei terreni agricoli bolognesi e la struttura di molte aziende agricole ben si adattano alle installazioni dell’agrivoltaico innovativo – ha detto Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna -: il decreto pubblicato nei giorni scorsi dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è una grande opportunità per gli imprendi-tori agricoli del nostro territorio, che possono dare un importante contributo alla decarbonizzazione, ma anche proteggere le loro colture migliorando la redditività delle loro imprese agricole». Per il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin «il decreto ministeriale Agrivoltaico rappresenta un tassello della grande sfida per far coesistere eccellenza agricola con soluzioni energetiche sostenibili».
L’agevolazione prevede il contributo a fondo perduto nella misura massima del 40% dei costi ammissibili finanziato con oltre un miliardo di euro di risorse Pnrr e un incentivo in tariffa della durata di 20 anni applicato alla produzione di energia elettrica netta immessa in rete. Tra i requisiti d’accesso ai benefici, la continuità dell’attività agricola e pastorale sul terreno oggetto dell’intervento. Un altro punto cardine del decreto, infatti, è il sistema di monitoraggio dell’attività agricola sottostante, per valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture» ha aggiunto Pichetto che vede nella misura «un volano per l’innovazione del settore e per gli obiettivi fissati per il 2030 dal Piano Energia e Clima (Pniec) – in termini di quota totale di energia da rinnovabili sul consumo finale lordo di energia, in un’ottica di sostenibilità ambientale favorendo, altresì, la resilienza, anche in chiave economica, delle aziende agricole coinvolte».