Negli Stati Uniti, i produttori di shale gas stanno adottando strategie simili a quelle dell’OPEC (l’Organizzazione degli esportatori di petrolio) per cercare di contrastare la caduta dei prezzi. Questo approccio è stato recentemente seguito anche da Chesapeake Energy, un importante attore nel settore dello shale gas. La decisione di ridurre la produzione ha portato a un aumento del 12% nelle quotazioni del gas naturale al Nymex, riportandole a circa 1,8 dollari per mille piedi cubi. (Il Sole 24Ore)
L’Henry Hub, il principale punto di riferimento per il mercato statunitense, ha visto il valore del gas dimezzarsi da novembre, raggiungendo un minimo di 1,59 dollari per mille piedi cubi, il livello più basso dal 2020 in termini nominali e addirittura da trent’anni in termini reali, al netto dell’inflazione. Chesapeake Energy, sebbene non sia l’equivalente dell’Arabia Saudita nell’OPEC, è un pioniere nello shale gas e gode di autorevolezza nel settore. La sua decisione di ridurre la produzione del 30% è stata giustificata con prudenza, rispondendo alle condizioni attuali del mercato.
Dunque, gli Stati Uniti stanno imparando dalle strategie dell’OPEC per affrontare l’eccesso di offerta e cercare di risollevare i prezzi del gas naturale.