La direttiva europea Case Green, nota anche come Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), è pronta per entrare in vigore. Secondo quanto stabilito dall’articolo 9, l’Italia è tenuta a ridurre il consumo medio di energia del suo patrimonio residenziale a partire dal 2020 fino al 2050, quando si mira a raggiungere emissioni zero nel settore abitativo. Entro il 2030, l’Italia dovrà ridurre il consumo energetico medio del 16%, mentre entro il 2035 il target sarà del 20-22%. Per rispettare questi obiettivi, il Governo italiano dovrà elaborare una curva progressiva di riduzione dei consumi energetici. (Corriere)
Senza l’imposizione di una classe energetica minima da rispettare, diventa difficile anticipare quali immobili subiranno maggiormente l’impatto delle disposizioni. Tuttavia, una più attenta analisi del testo fornisce alcuni indizi significativi. Un passaggio cruciale della direttiva spiega che il miglioramento generale dell’efficienza energetica degli edifici residenziali non può essere ottenuto solo attraverso le prestazioni degli edifici nuovi, i quali tendono naturalmente ad aumentare la media. Infatti, i Paesi membri dovranno garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia conseguito tramite il rinnovamento degli edifici più energivori.
Questi edifici, secondo le definizioni della EPBD, rappresentano il 43% degli immobili meno efficienti e dovranno essere oggetto di riqualificazione. In Italia, secondo i dati Istat, vi sono circa 12 milioni di edifici residenziali. Pertanto, sarà prioritario intervenire sui circa 5 milioni di edifici con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari. Una sfida pratica deriva dal fatto che attualmente solo una piccola percentuale di abitazioni possiede una certificazione energetica, poiché la legge ne richiede l’elaborazione solo in determinati casi (come la vendita, la nuova locazione, la ristrutturazione integrale, la nuova costruzione, ecc.) e stabilisce che essa scada dopo dieci anni.
Incrociando i vari dati e facendo un calcolo generale, il costo totale per l’adeguamento “verde” della propria casa può andare dai 10.000 ai 50.000 euro, con tutte le variabili da considerare caso per caso2. Quindi, l’impatto finanziario per le famiglie potrebbe variare notevolmente a seconda delle specifiche circostanze e delle caratteristiche dell’immobile.
Ricordiamo che l’obiettivo di questa direttiva è promuovere la sostenibilità e l’efficienza energetica degli edifici, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico.