Si riducono lievemente gli stranieri presenti in Italia e cala il loro contributo alla natalità del Paese, anche se cresce la quota di residenti sul totale della popolazione e aumentano gli studenti con backup migratorio. A scattare la fotografia è il XXIX Rapporto sulle migrazioni 2023, elaborato da Fondazione Ismu Ets e presentato oggi alla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. (Il Sole 24Ore)
Al 1° gennaio 2023 gli stranieri presenti in Italia ammontano a 5,775 milioni, 55mila in meno rispetto alla stessa data del 2022. Cresce però in maniera significativa la quota di residenti sul totale della popolazione, passando dall’8,5% all’8,7% , mentre diminuisce lievemente la componente irregolare, che rappresenta il 7,9% della presenza straniera totale. Si contraggono molto, da 293mila a 176mila, i “regolari non residenti”, ossia coloro che sono in possesso di un titolo di soggiorno valido, ma che non sono ancora inclusi nell’insieme dei registrati in anagrafe. Nel corso del 2022 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono circa 214mila, contro i 121.457 dell’anno precedente. I cittadini non comunitari divenuti italiani nel 2022 sono in prevalenza marocchini, albanesi e ucraini.
Il ruolo dell’immigrazione nel mitigare i numeri del nostro “ inverno demografico ” resta importante: le 393mila nascite registrate in Italia nel 2022 sono il 27% in meno rispetto al dato del 2002, ma sono il prodotto di un aumento del 56% dei nati stranieri e di una diminuzione del 33% di quelli italiani. Tuttavia, sebbene tra il 2002 e il 2022 i nati stranieri siano saliti da 34mila a 53mila va rilevato che il loro contributo per contrastare la bassa natalità nel nostro Paese tende sempre più ad attenuarsi. Le 53mila nascite nel 2022 sono 27mila in meno rispetto al massimo osservato nel 2012 (con 80mila nati), il che in percentuale significa una contrazione di circa il 66 per cento. In generale, i tassi di natalità della popolazione straniera vanno progressivamente convergendo verso quelli degli italiani: dai 23,5 nati per mille abitanti del 2004 si è scesi nel 2022 a un più modesto 10,4 per mille.
Rispetto agli altri Paesi, l’Italia attrae una immigrazione poco istruita: la metà degli immigrati nati all’estero ha una bassa istruzione formale e solo il 12% ha una laurea, rispetto al 20% dei nativi. La quota di lavoratori stranieri laureati occupati in una professione low o medium skill è tuttavia pari al 60,2% nel caso dei cittadini extra-Ue e al 42,5% nel caso degli Ue, a fronte del 19,3% stimato per gli italiani. Pesa il mancato riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero: meno del 3% degli stranieri possiede un titolo riconosciuto in Italia. E il vantaggio di essere laureati, che è di circa 40 punti per gli italiani dalla nascita, quasi si dimezza tra i naturalizzati e scende sotto i nove punti tra gli stranieri. La domanda di lavoro immigrato è comunque in aumento, complice il calo della popolazione europea in età attiva stimato in 13 milioni entro il 2040.