Nel 2023 è proseguita la crescita dell’industria orafa italiana, ma a un ritmo sempre più lento rispetto all’inizio dell’anno. Secondo i dati dell’indagine congiunturale tra le aziende associate effettuata per Confindustria Federorafi dal Centro Studi di Confindustria Moda, dopo l’aumento a due cifre che aveva caratterizzato il primo trimestre del 2023 e il +7,2% rilevato nel secondo, nel trimestre luglio-settembre le aziende del campione hanno sperimentato un’importante frenata, sebbene con fatturato ancora in positivo. Aumentano del 4,2% le vendite all’estero e del 3,8% la raccolta ordini, con un aumento del fatturato, tra le aziende del campione di associati interpellate, pari al +5,9% su luglio-settembre 2022. (Il Sole 24Ore)
I dati cumulati riferiti ai primi 9 mesi dell’anno evidenziano dunque, anche a seguito delle dinamiche inflattive, un incremento a doppia cifra dell’export , con un consolidamento del saldo commerciale settoriale e a un aumento del fatturato pari al +8,1%. Segnali di raffreddamento del ciclo congiunturale provengono però dai dati relativi ai volumi realizzati e dalle quantità esportate di gioielleria da indosso in oro, di gran lunga la voce merceologica più importante, solo in debole crescita nei kg. E le prospettive di chiusura per l’ultimo trimestre del 2023 tendono a confermare la frenata in corso.
Sale al 38% la quota di chi prospetta un peggioramento rispetto ai 3 mesi precedenti; il 44% confida in una stabilità delle condizioni di mercato, mentre la percentuale di quanti valutano l’evoluzione congiunturale «in miglioramento» si ferma al 18%. Sono infatti in calo, seppur sempre maggioritarie, le imprese che prevedono a consuntivo annuo una crescita, a fronte di un 13% che si attende fatturato invariato rispetto al 2022 e di un 35% che teme invece una flessione.
Per quanto riguarda i primi mercati per export, la Svizzera occupa il primo posto in valore, davanti agli Stati Uniti. In terza posizione la Francia, davanti agli Emirati Arabi. Verso i primi quattro Paesi si dirige quasi la metà dell’export. Battuta d’arresto ulteriore per le vendite in Russia , destinazione scesa al 67esimo posto.