Tempi più lunghi per il rientro del debito pubblico e una sorta di golden rule sulle spese nette per i piani pluriennali degli Stati: sono alcune delle proposte contenute nella proposta negoziale del Parlamento europeo approvata il 17 gennaio, rispetto al nuovo Patto firmato a dicembre dai ministri delle Finanze dalla Ue. (Il Sole 24Ore)
Per gli eurodeputati i Paesi membri dovrebbero avere 10 anni in più per risanare i loro conti; l’orizzonte temporale dei piani di rientro sarebbe quindi di 14 o di 17 anni.
Per il Pe sarebbe sufficiente che, alla fine del periodo di aggiustamento, il rapporto debito/Pil non sia aumentato. L’indebitamento dovrebbe comunque essere ridotto dell’1% annuo in media per i Paesi con un debito oltre al 90% e dello 0,5% per quelli con un debito tra il 60 e il 90% del Pil.
Oltre a quanto già previsto dal Consiglio, l’Europarlamento vuole che vengano esclusi dal calcolo del deficit anche le spesa per il cofinanziamento dei programmi Ue fino a un massimo dello 0,25% del Pil e i costi per ottenere i prestiti del Pnrr.
Nella proposta del Pe si prevede che la Commissione possa eccezionalmente consentire a uno Stato di discostarsi dai piani di spesa per un periodo massimo di cinque anni nel caso si tratti di investimenti strategici relativi alle priorità indicate a livello Ue, come potrebbero essere quelli per la transizione energetica.
Dopo l’approvazione della proposta del Pe è partito il negoziato con il Consiglio (che ha dato il via libera al nuovo Patto lo scorso dicembre) e la Commissione per trovare un accordo tra le tre istituzioni entro la prima metà di febbraio. Rispettare questa scadenza è cruciale per poter completare l’iter legilsativo Ue entro aprile