L’applicazione del nuovo contratto collettivo nazionale dei bancari siglato da Abi e dai sindacati è partita lo scorso dicembre con la prima tranche di aumento di 250 euro, dei 435 euro medi, e gli arretrati. (Il Sole 24Ore)
La corsa finale del negoziato ha consentito alle aziende di avere i tempi tecnici per fare avere entro il 2023 la parte più consistente dell’aumento, ma restano comunque una serie di passaggi da completare. Il primo è sicuramente rappresentato dalle assemblee che partiranno nei prossimi giorni, il secondo dall’applicazione concreta che questo contratto avrà nei gruppi bancari. Dopo il 128° Consiglio nazionale della Fabi nelle aziende e sui territori si apriranno le consultazioni dei 270mila bancari a cui questo rinnovo ha restituito una forte identità e anche un maggiore potere contrattuale. Questo anche grazi all’elevata partecipazione dei lavoratori e all’alto tasso di sindacalizzazione che supera, in media, il 70%.
I tempi dei rinnovi dei contratti appaiono ormai troppo lunghi rispetto alla velocità con cui si verificano i cambiamenti tecnologici e sociali che nell’arco di 3 o 4 anni oggi portano a vere e proprie mutazioni genetiche nelle organizzazioni. Proprio per questo appare sempre più importante da un lato l’osmosi che si riesce a creare tra il primo e il secondo livello di contrattazione, dall’altro la continuità negoziale. È proprio con questo spirito che è stato rafforzato il ruolo della cabina di regia nazionale che è stata creata nel 2019 e che adesso estende il suo raggio d’azione alla banca digitale e diventa il luogo di confronto permanente fra Abi e sindacati sull’innovazione tecnologica, la digitalizzazione, le nuove mansioni e le figure professionali.