Settemila euro all’anno di meno. In media. Ma le cifre nella realtà rischiano di essere anche più alte. Le donne in Italia guadagnano ancora meno degli uomini e nonostante aumenti il tasso di occupazione femminile la parità retributiva sembra ancora lontana. (Corriere)
Lo ha calcolato l’Inps nel suo Osservatorio lavoratori dipendenti e indipendenti nel 2022 dove emerge che il reddito medio annuo da lavoro è salito del 4% rispetto al 2021 attestandosi al di sopra dei 24 mila euro. Ma se il reddito medio dei lavoratori è di 27.254 euro con una media di 43,9 settimane lavorate, quello delle lavoratrici è stato di 20.378 euro, con una media di 42,1 settimane lavorate. In totale il numero dei lavoratori nel 2022 è stato di 26,3 milioni, in aumento del 2% rispetto al 2021, pari e 524 mila unità. Sono aumentati anche i giovani che lavorano, soprattutto nella fascia 15-19 anni: +21,4% con 376 mila unità in più.
Nell’Unione europea il divario retributivo medio è del 13%, significa che per ogni euro guadagnato da un uomo, una donna riceve 0,87 euro. Non solo. Il divario retributivo ha ripercussioni anche a lungo termine, cioè sulle pensioni, e alla fine della vita lavorativa il gap medio sulle pensioni nella Ue raggiunge il 30%.
Proprio lo scorso 15 novembre è stata la Giornata per la parità retributiva istituita dall’Ue per conteggiare i giorni che una donna deve lavorare in più rispetto ad un uomo per guadagnare quanto gli uomini nello stesso anno. La parità retributiva per lo stesso lavoro o uno equivalente è uno dei principi sanciti dal Trattato di Roma nel 1957. Lo scorso giugno è entrata in vigore la direttiva sulla trasparenza retributiva, che permette ai lavoratori e alle lavoratrici di far valere il diritto alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore grazie al diritto a ricevere informazioni sulla retribuzione.