Un nuovo rialzo dei tassi, quasi certamente, non ci sarà. La riunione di dicembre della Banca centrale europea dovrebbe chiudersi con una conferma del livello del costo del denaro ufficiale, oggi pari al 4,50% per il tasso di rifinanziamento e al 4,25% per il tasso sui depositi presso la Banca centrale: ormai anche i “falchi” sembrano escludere un nuovo rialzo. Più interessanti potranno essere allora le proiezioni macroeconomiche per capire se l’attuale flessione dell’inflazione – che ha più di una componente temporanea – potrà anticipare il ritorno all’obiettivo. Le previsioni di settembre indicavano come inflazione media del 2025 il 2,1%. Più vicino è il ritorno al 2%, più vicino – si può immaginare – sarà il rialzo dei tassi. (Il Sole24Ore)
Fondamentale sarà però capire se la Banca centrale europea è a suo agio con le attuali aspettative dei mercati, che immaginano un taglio già nella prima parte del prossimo anno. L’inflazione è effettivamente calata molto rapidamente, forse più rapidamente delle attese: il 2,4 di novembre, sia pure accompagnato da una core inflation ancora elevata, al 4,2%, ha suscitato molte attese. Anche per la Bce, come per le altre banche centrali, il rischio di chiudere troppo presto la fase restrittiva e quindi di alimentare nuova inflazione è molto elevato.
I mercati sono però convinti del contrario. La curva dei rendimenti “sintetica” è decisamente più bassa, almeno per le medie/lunghe scadenze, di quelle dei mesi precedenti. Anche nella parte a breve, che esprime e realizza la politica economica, i tassi sono inferiori a quelli di ottobre, anche se restano leggermente più elevati di quelli di settembre e dei mesi precedenti. Non è detto che per la politica monetaria una simile situazione sia benvenuta.
Dunque, non si può parlare di recessione e forse neanche di stagnazione dal momento che l’occupazione continua a salire e la disoccupazione è ai minimi storici. I prestiti hanno approfondito la loro flessione rispetto a un anno prima mentre la leggera ripresa mensile non è necessariamente significativa perché i dati non sono destagionalizzati. Si può dire quindi che sono ai minimi dall’inizio della stretta.