La Bce continua la lotta all’inflazione dell’Eurozona alzando di nuovo il costo del denaro. La decisione presa nella riunione di giovedì 27 luglio ha portato il tasso di riferimento al 4,25%, dal 4%, con un aumento di 25 punti base. Il tasso sui depositi è salito al 3,75%, quello sulla marginal lending facility al 4,50%. La decisione è stata unanime. (Sole 24 Ore)
Per il futuro, il comunicato pubblicato dopo la decisione lascia aperte le porte a eventuali nuovi rialzi, ma è importante il nuovo linguaggio adottato dalla Banca centrale: i tassi di interesse non «saranno portati a livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un rapido ritorno all’obiettivo», come recitava il comunicato di giugno, ma «saranno fissati a livelli sufficientemente restrittivi per il tempo necessario».
È una formulazione – sottolineata in conferenza stampa anche dalla presidente Christine Lagarde – che toglie l’idea del movimento, senza però prendere impegni per il futuro. Le future decisioni, emerge dal comunicato, riguarderanno «livello e durata» della stretta. A settembre e nei prossimi meeting «potremmo alzare i tassi, o mantenerli fermi. E quello che decideremo a settembre non sarà definitivo», ha aggiunto Lagarde. «Spero che questo sia molto chiaro», ha poi detto: «Ci stiamo muovendo verso una fase in cui saremo dipendenti dai dati». La presidente non ha voluto ripetere, però, che la Bce non sta pensando a una pausa, come aveva invece fatto in passato, né ha voluto sottoscrivere l’opinione di alcuni governatori secondo cui il rischio di fare troppo poco è più alto del rischio di far troppo.
La Bce, in ogni caso, ritiene che l’inflazione «resterà troppo alta per troppo tempo», pur ammettendo che «continua a calare» e, ha aggiunto Christine Lagarde, «scenderà ulteriormente nella parte restante dell’anno», pur restando al di sopra dell’obiettivo. La stretta sta avendo effetto, ma non a sufficienza: le condizioni di finanziamento «si sono irrigidite e frenano in misura crescente la domanda», effetto che «rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo». La Bce, in particolare, vede chiaramente gli effetti della stretta nella prima parte della cinghia di trasmissione, quella relativa ai finanziamenti di imprese e famiglie, mentre i segnali sono ancora limitati nell’economia “reale”.
Il nodo restano salari e profitti. Lagarde ha ripetuto quindi che la crescita dei salari sta diventando un fattore sempre più importante di inflazione, così come i margini di profitto che sono leggermente calati (e possono ulteriormente scendere). La Bce non vede però effetti di secondo round – sostanzialmente: rischi di una spirale prezzi-salari-prezzi – anche se la situazione viene seguita con grande attenzione, soprattutto nel settore dei servizi.