A fine secondo trimestre, concludendo una sequenza di forte crescita sostenuta dal terziario da inizio 2023, l’economia dell’eurozna si è arenata. Se a giugno la crescita dell’attività terziaria è continuata, è comunque rallentata ai minimi in cinque mesi. Tuttavia, i punti di incremento di produzione acquisiti dalla dominante economia terziaria sono stati neutralizzati dal calo forte e accelerato dei volumi di produzione manifatturiera di giugno. (Repubblica).
Per quanto riguarda le economie più importanti dell’Area Euro, l’Italia vede scendere il PMI composito a 49,7 punti da 52, dopo che il PMI dei servizi è sceso a quota 52,2 da 54 ed era atteso a 53. In Francia, il PMI composito scende a 47,2 punti da 51,2 e quello del terziario a 48 da 52,5 (vs attese per 48). La Germania vede salire il PMI composito a 50,6 punti da 53,9 e il PMI servizi a 54,1 da 57,2 (vs attese per 54,1). Infine, la Spagna vede un calo del PMI servizi a 53,4 punti da 56,7 e rispetto ad attese per 55,5.
“Il settore dei servizi di tutte le principali economie dell’eurozona, che dopo il debole ultimo trimestre del 2022 aveva ripreso velocità all’inizio dell’anno, ha continuato a perdere notevole vigore – ha commentato Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank – Il rallentamento della crescita dell’attività è stato accompagnato da un più debole incremento dei nuovi ordini, dal minore aumento dei prezzi e dal declino delle aspettative future. Tuttavia, la creazione occupazionale del terziario di giugno è rimasta grossomodo forte quanto quella del mese precedente. Complessivamente, molti sono i fattori che fanno presagire che la crescita continuerà a rallentare anche nei prossimi mesi”.
“Tra le quattro maggiori economie dell’eurozona, non solo il crollo di slancio del settore terziario è stato più forte in Francia, ma questo è anche l’unico paese dove le aziende hanno indicato una riduzione dell’attività rispetto al mese precedente – ha aggiunto – Oltre ai fattori generali quali le condizioni finanziarie più difficili e un mercato della domanda più debole, le proteste sulle riforme delle pensioni e gli scioperi dei mesi recenti hanno probabilmente fatto sentire il loro peso”.