Economia

L’Italia alla ricerca di alternative al gas russo

Resuscitato il giacimento di Selva Malvezzi, nel bolognese, fermato da Eni quasi quarant’anni fa. Ci è riuscita una società australiana, con un socio inglese. Saranno volumi modesti, ma è comunque un evento raro e degno di nota in un Paese in cui la produzione di gas declina senza sosta da anni (Sole 24 Ore).

Nell’Italia in cerca di alternative al gas russo qualcosa comincia a muoversi, anche sul fronte della produzione nazionale. A luglio entrerà in funzione un “nuovo” giacimento, nel cuore della Pianura Padana: per la precisione a Selva Malvezzi, comune di Budrio, nel bolognese, dove è stato resuscitato un deposito sfruttato per quasi trent’anni dall’Eni ma fermo dal 1984.

Non è insomma una vera e propria scoperta, ma si tratta comunque di un evento raro e degno di nota nel Bel Paese. La crisi energetica ha infatti risvegliato anche in seno al Governo l’interesse a recuperare una maggiore autosufficienza negli idrocarburi, ma finora non si registrano progressi verso l’obiettivo di risollevare la produzione nazionale di gas dagli attuali 3,3 miliardi di metri cubi (scarsi) all’anno.

L’annuncio dell’avvio di produzione a Selva Malvezzi, dal pozzo Podere Maiar-1, è arrivato un po’ in sordina, attraverso un paio di comunicati passati quasi inosservati, perché trasmessi da società quotate in Borsa a migliaia di chilometri dall’Italia: l’australiana Po Valley Energy, che mercoledì 28 a Sydney ha festeggiato con un rialzo del titolo di oltre il 10%, e la britannica Prospex, che sul listino Aim di Londra (dedicato a piccole e medie imprese) è arrivata a guadagnare oltre l’8%, salvo poi ridurre il rialzo al 3,2%.

Sono queste due società, entrambe straniere, ad aver compiuto il mezzo miracolo di superare le complessità burocratiche e la diffidenza per le trivelle – fenomeni non solo italiani, ma qui più accentuati che altrove – per tagliare il traguardo della produzione con tutte le autorizzazioni necessarie e il pieno consenso delle istituzioni locali (non solo la Regione Emilia Romagna, più aperta di altre ad ospitare infrastrutture energetiche) ma anche tutti i Comuni dell’area.

Le ultime verifiche sull’ottemperanza alle prescrizioni ora si sono concluse e dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) è arrivato il via libera definitivo. Bisognerà attendere ancora 8 giorni per alcune pratiche obbligatorie, precisa Po Valley Energy – attiva in Italia attraverso la controllata Po Valley Operations – ma a questo punto è fatta: il gas comincerà a fluire «ai primi di luglio», si sbilancia la società.

Nei prossimi mesi una svolta dovrebbe arrivare da Argo e Cassiopea, ricchi giacimenti al largo della Sicilia che Eni conta di sviluppare entro il 2024. E nel ravennate c’è il progetto Longanesi, con 1,7 miliardi di mc di riserve, controllato da Gas Plus, società che nel 2017 (a Mezzocolle, Imola) aveva ottenuto l’ultima concessione nel Nord Italia prima di quella di Po Valley.

Redazione

 

 

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