Il CEO di Intesa: «Con un utile netto di 7 miliardi di euro, non ho coraggio a guardare in faccia le persone e dire che mi metto a negoziare sugli aumenti».
L’amministratore delegato di Intesa SanPaolo, Carlo Messina, ha sparigliato le carte al XXII congresso della Fabi, maggiore sindacato del settore bancario, dichiarando apertamente di essere ampiamente d’accordo sulla necessità di riconoscere un adeguamento della retribuzione ai dipendenti della banca. E quando il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, gli ha chiesto senza giri di parole se accettava l’aumento di 435 euro al mese chiesto dal sindacato ha replicato: “Intesa Sanpaolo non farà nessun tipo di approccio negoziale sulle richieste economiche” dei sindacati. Messina ha inoltre affermato che in un momento in cui la redditività delle banche torna a crescere “non è accettabile non dare ai lavoratori un incremento consistente”. Il contratto del settore è scaduto ed è stato prorogato: la componente regolamentare del contratto è quella sulla quale in realtà si concentra maggiore pressione perché, come ricordato da Sileoni in apertura dell’evento, la vera contropartita che vogliono le banche è la flessibilità che, in una fase di continua evoluzione dei modelli di business, può richiedere sforzi importanti ai lavoratori. Nei mesi scorsi la banca guidata da Messina aveva lasciato il tavolo del Casl Abi per condurre una negoziazione separata con i sindacati, in particolare sullo smart working.
“Il tipo di stipendio che viene percepito dalla gran parte delle persone in banca richiede di fare interventi in un momento come questo. In una fase in cui c’è un incremento della redditività significativa, non è in nessun modo accettabile non concedere aumenti consistenti ai lavoratori in banca. Io mi ritrovo con le richieste fatte dai sindacati” , ha spiegato Messina il quale ha aggiunto: “Con utile netto di 7 miliardi di euro, non ho coraggio a guardare in faccia le persone e dire che mi metto a negoziare su questo aspetto”, ha detto il banchiere. E ancora: viste le attuali condizioni difficili “400 euro” fanno la differenza per un dipendente bancario. Il siparietto tra Messina e Sileoni sul palco è andato in onda mentre il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, assisteva seduto in platea, dopo aver partecipato a una tavola rotonda precedente. Il botta e risposta è stato così netto e veloce che un giornalista di Mf, speaker nella tavola rotonda, non ha potuto non fare presente a Messina e Sileoni: che nei fatti avevano negoziato e fatto l’accordo sul palco. La mossa del numero uno di Intesa SanPaolo ancora una volta ha scavalcato l’Associazione bancaria.
A margine dell’evento i giornalisti hanno chiesto un commento a caldo a Patuelli. “Ci sono in corso le assemblee dei lavoratori in tutte le banche (per votare la piattaforma rivendicativa dei sindacati sul rinnovo del contratto ndr) e fino a quando non si concludono non mi esprimerò”, ha affermato.
In mattinata Sileoni aveva chiesto all’Abi di attivarsi subito per favorire il rientro di Intesa Sanpaolo nel Comitato sindacale dell’associazione di palazzo Altieri. “Per convincere Intesa Sanpaolo a rientrare (nel Casl, ndr) sarà fondamentale che Abi costruisca con Intesa un percorso dentro la stessa Abi dove serviranno persone che conoscano il mondo delle relazioni sindacali”. Se la banca guidata da Carlo Messina decidesse di non rientrare all’interno del Comitato sindacale, secondo Sileoni ci sarebbe il rischio concreto che nell’attuale clima di competizione tra i gruppi (anche politica, ha detto) qualcun’altro possa uscire dal Casl e questo “sarebbe un danno per tutti”. Il timore del segretario generale è che l’iniziativa di Intesa porti a una frammentazione degli aspetti contrattuali, con regole diverse per ogni banca.
Anche Piero Montani, ad di Bper, si è dichiarato d’accordo con l’approccio di Messina. “Vuole che dica una cosa contraria a Carlo Messina?”, ha detto ai giornalisti. “Credo che Messina abbia ragione” ha osservato Montani, “stiamo negoziando (sul contratto, ndr), sono convinto che si chiuderà bene e velocemente, l’economico è un aspetto ma non il più importante al benessere dei lavoratori ci pensiamo anche noi”. Montani sul contratto ha aggiunto: “sono convinto che si farà credo che la cosa più importante non sia la parte economica ma la flessibilità perché il mondo è cambiato e le banche sono diverse una dall’altra”. L’amministratore delegato di Bper ha aggiunto che le banche hanno bisogno di una “grande flessibilità: la digitalizzazione che stiamo portando avanti porta dei cambiamenti: nelle grandi città le filiali sono spesso vuote, la clientela va poco in banca.