La crisi delle banche regionali o il crollo del Credit Suisse in Europa non si sarebbero potuti verificare per le regole più severe eppure dal Lussemburgo non hanno risparmiato dure critiche alla Bce. (Sole 24 Ore)
I fallimenti e la crisi delle banche regionali Usa e poi il salvataggio d’emergenza del Credit Suisse hanno evidenziato criticità nelle regole e il lassismo della Vigilanza Bancaria negli Usa e in Svizzera. Il successivo dibattito tra le Autorità internazionali ha evidenziato che in Europa casi analoghi non si sarebbero potuti verificare grazie a regole più severe e soprattutto a una più incisiva azione della Vigilanza Bancaria della Bce. Ma ora a sorpresa la Corte dei Conti europea, che “vigila” su 110 grandi banche dell’UE, che detengono oltre l’80% degli attivi dell’unione bancaria.
“La BCE dovrebbe impedire la cattiva gestione dei rischi di credito, perché questa può portare le banche al fallimento – ha dichiarato Mihails Kozlovs, il Membro della Corte responsabile della relazione – Si tratta di un aspetto essenziale vista l’importanza che riveste la fiducia nel settore bancario, soprattutto in una congiuntura economica complessa come quella attuale”.
Secondo gli auditor dell’UE, le valutazioni della BCE in merito ai rischi di credito e ai controlli delle banche erano in generale di buona qualità, malgrado alcune carenze. La BCE, tuttavia, non si avvale degli strumenti e dei poteri di vigilanza di cui dispone per far sì che i rischi riscontrati siano pienamente coperti da capitale aggiuntivo o per indicare alle banche come gestirli meglio.
Gli auditor della Corte criticano la carenza di personale addetto alla vigilanza bancaria (sia assunto dalla BCE che designato dalle autorità di vigilanza nazionali) e la durata del ciclo di vigilanza del 2021, che poteva dar luogo a valutazioni datate. D’altro canto, la Corte riconosce che i crediti deteriorati pregressi (ossia risalenti a prima dell’aprile 2018) sono in calo dal 2015 e che questo andamento è imputabile a svariati fattori, fra cui le azioni della BCE. Quest’ultima, tuttavia, “non ha fatto sistematico ricorso ai propri poteri di vigilanza quando le banche non erano dotate di processi e dati solidi per individuare e misurare i crediti deteriorati”, viene sottolineato.