Imposte più basse per chi ha figli, taglio delle tasse in busta paga da confermare negli ultimi anni: il programma dell’esecutivo è vasto, secondo quanto riporta il Corriere.
E’ necessario uno sguardo al Def per capire quanto annunciato dal governo. In particolare, vanno messe a confronto le tabelle del «quadro programmatico di finanza pubblica» inserite nella sezione sul Programma di stabilità (in sostanza, gli obiettivi ufficiali di deficit e debito dell’Italia) con la parte su «Analisi e tendenze della finanza pubblica» (le grandezze delle entrate e della spesa dal 2023 ai prossimi anni). Ne emergono il profilo di un’economia meno dinamica rispetto al solito, con un chiaro responsabile: il pacchetto di bonus-casa che fino a tutto il 2022 sarebbero dovuti costare 72 miliardi di euro – secondo le previsioni – e invece ne sono costati 116, il 6% del prodotto interno lordo (Pil) del 2022.
Per la base di sostenibilità dei conti occorre far riferimento ai ribalzi post pandemici: abbiamo un’economia più robusta si, ma meno dinamica. l governo comunque ci crede e mette in programma l’obiettivo ambizioso – non impossibile – di una crescita reale cumulata del 4,9% fino al 2026. Essa è il presupposto per la tenuta dei conti e per il necessario calo del debito. Soprattutto, il presupposto per questi obiettivi è in una crescita nominale – cioè includendo l’inflazione nel conto – prevista del 16,6%.
Questi dati fanno emergere però preoccupazione sulla spesa prevista per le pensioni, da qui al 2026, pari al 2,4% in più rispetto al 2022. In aumento anche le spese per gli investimenti al +1,5%, rispetto allo scorso anno.
Per questo motivo per il governo rinunciare a parte del Recovery, oggi, significherebbe indebolire il solo vero strumento di politica economica di cui dispone in questi anni.