Servirà sicuramente molto tempo prima che in Italia si arrivi ad ottenere il 15% dei fabbisogni di terre rare: litio, cobalto, sono tutti esempi di materie prime critiche per il riciclo, come prevede il nuovo regolamento dell’Unione Europea.
Il problema è che sulla raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche nel 2022 abbiamo persino registrato un significativo passo indietro. Questi minerali sono però fondamentali per la transizione ecologica e digitale voluta da Bruxelles.
Nonostante questo l’Italia eccelle, come riporta il Corriere, nella raccolta dei rifiuti urbani: i dati di Assoambiente informano che nel 2020 eravamo già arrivati all’80% circa di riciclo, media che ci colloca fra i primi paesi europei.
Tuttavia, il meccanismo in Italia si inceppa, non siamo infatti in grado di proseguire con la seconda fase di lavorazione, quella che prevede l’estrazione delle materie prime critiche. Così, queste ultime vengono inviate all’estero, in paesi come Germania, Olanda, Belgio e Francia.
Eppure, recuperare le materie prime critiche permetterebbe di generare un valore economico pari a 60 milioni di euro secondo le principali stime. Tuttavia, in Italia le imprese che operano in questo settore sono scoraggiate dalla troppa burocrazia, che ancora una volta, blocca l’iniziativa imprenditoriale nel nostro paese.