Il cuneo fiscale contributivo italiano ha raggiunto livelli monstre, siamo al 46,5% , sfioriamo il 50% se aggiungiamo oneri e contributi sociali, come riporta il sole 24 ore.
Sono un paio d’anni che si interviene sul cuneo, solo lato lavoratori. Quest’anno, con la manovra 2023, il taglio è costato circa 5 miliardi.
La normativa, per tutto il 2023, ha esteso le retribuzioni lorde fino ai 25 mila euro l’esonero del 3% sulla quota dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori dipendenti pubblici e privati (esclusi i lavoratori domestici).
Per la fascia retributiva tra 25mila e 35mila euro si è confermato l’esonero del 2%. Da 27.500 a 35mila euro di reddito parliamo di una trentina di euro in più in busta paga, 360-390 l’anno. Restiamo tuttavia distanti dalla proposta di Confindustria, di procedere, cioè, con un taglio strutturale del costo del lavoro nell’ordine di 16 miliardi che avrebbe l’effetto di mettere in tasca ai lavoratori una mensilità in più di stipendio per tutta la vita lavorativa nella fascia di reddito fino a 35mila euro.
Ciò comporta, per il nostro Paese, un evidente freno a crescita e competitivà.