Durante la pandemia 7 milioni di lavoratori italiani erano in smart working, oggi nemmeno 3 milioni di persone lavorano da casa,la causa è da cercare nel caro bollette ma soprattutto il maggiore ostacolo è la riorganizzazione del lavoro per obiettivi con il relativo adeguamento dei salari.
Le aziende faticano ad adottare nuovi modelli di organizzazione facendo uso di innovative tecnologie digitali. L’amministrazione pubblica ha dovuto affrontare una riorganizzazione cercando di mantenere gli orari degli uffici e salvando così i “buoni pasto” per 600 mila dipendenti. Nel privato invece si adotta una forma di ibrido lavorando 1/2 giorni da remoto e resto in presenza.
Lo smart working che regge è quello per le aziende che hanno professionisti eccellenti che non sono disposti a trasferirsi per lavoro in questo caso viene mantenuto il contratto di lavoro anche a distanza.
Questo non è possibile per le piccole imprese con una ridotta capacità di innovazione.
