Nel dibattito sulla transizione ecologica, si parla relativamente poco della relazione tra la crisi climatica e la salute dei cittadini. Sfortunatamente, la coscienza ecologica è una voce scomoda proprio perché connessa alla nostra coscienza e spesso ci porta a e credere che la transizione verso un sistema socioeconomico diverso sia una questione di grandi scelte, compiute esclusivamente da governi e imprese.
In realtà, noi, non siamo semplici spettatori, ma attori decisivi del cambiamento. Tuttavia, il sostanziale fallimento della Cop 27 a Sharm El-Sheikh ha diffuso un certo pessimismo sull’incisività delle scelte compiute a livello nazionale o di area geopolitica, riporta il Corriere della Sera.
Il Consiglio Superiore di Sanità ha recentemente pubblicato un rapporto sulla politica dei co-benefici che si basa sull’assunto che si possa, nello stesso tempo, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e prevenire alcune malattie, e che ciò possa avere ricadute positive sul Servizio sanitario nazionale e sulla crescita economica del Paese. Infatti si ritiene che se vi fosse una più approfondita coscienza del tributo di vite perse al riscaldamento climatico, ragioneremmo tutti in maniera diversa. Ad esempio l’Italia è al secondo posto, nell’Unione europea, nella classifica delle morti premature per cause legate all’inquinamento.
Per cambiare ufficialmente strada uno dei punti focali è mantenere un filo di coerenza tra le politiche implementate per la transizione ecologica, infatti è stato stimato che se in Italia fossero rispettati i traguardi di decarbonizzazione, con la diminuzione dell’inquinamento, la mortalità verrebbe ridotta di 1,18 milioni persone entro il 2040. Inoltre nello scenario in cui gli interventi implementano la politica di co-benefici, vi sarebbe un’ulteriore diminuzione della mortalità di 462 mila persone per fattori legati all’inquinamento, 572 mila per questioni legate all’alimentazione e 943 mila grazie a una vita più attiva.
Insomma, investire nella lotta alla crisi climatica vuol dire non solo migliorare l’ambiente, ma anche migliorare la prevenzione di malattie e abbassare gli oneri del sistema sanitario.