Oggi, sessant’anni fa, moriva il fondatore dell’Eni Enrico Mattei, grande protagonista della politica energetica e che portò l’Italia sulla scena del mondo.
Mattei, da presidente dell’Eni aveva voluto dare all’Italia una politica energetica indipendente dagli interessi delle grandi multinazionali e – riporta La Stampa – a ragione Giorgia Meloni ha dato il suo nome a “un piano di collaborazione e di crescita tra l’Unione europea e le nazioni africane”.
Un uomo che si era fatto da solo, a 20 anni era già direttore di un’azienda con 150 dipendenti e a 28 di una fabbrica. Appena dopo la liberazione era stato nominato commissario dell’Agip, in otto anni aveva creato l’Eni e in pochi anni aveva migliorato l’immagine dell’Italia nel mondo grazie ai rapporti con i Paesi allora detti “non allineati”.
Alla sua morte, all’età di 56 anni era uno degli uomini più potenti d’Italia, celebre nel mondo perché per il petrolio interessava rapporti con i movimenti anticolonialisti e con i nuovi stati indipendenti: per questo di nemici ne contava parecchi e molti erano i rischi di attentato.
Molti però, non hanno creduto che la sua morte sia dipesa da un attentato. Gli indiziati maggiori per la sua morte sono stati l’Oas, le “sette sorelle”, ma entrambe le parti sono state escluse. Anche in Italia i suoi nemici erano molti, ma molti escludono che possano aver architettato la sua morte.