All’indomani della conclusione della riunione del congresso nazionale del Partito Comunista Cinese con la riconferma di Xi Jinping al suo terzo mandato, si è registrata una ondata di vendite sui listini cinesi.
Al Congresso, Xi Jinping ha consolidato il suo controllo sul Partito Comunista, nominando diversi lealisti all’interno dell’organo decisionale del partito. Ciò ha alimentato timori tra gli investitori per l’aumento dei controlli e la conferma della rigida politica ‘zero Covid’.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, Shanghai ha chiuso la seduta con l’indice composito in calo del 2% a 2977,56 punti e a Shenzhen dell’1,8% a 1932,34 punti. L’indice Hang Seng ha chiuso con un calo del 6,26% a 15.180,69 punti, il livello più basso dalla crisi finanziaria del 2009.
Sul fronte Cina tra luglio e settembre l’economia è cresciuta del 3,9%, più del periodo precedente, sebbene resti un incremento tra i meno consistenti degli ultimi decenni. Nonostante il dato positivo, la Borsa di Hong Kong è scesa ai minimi da 15 anni per i timori sulle prospettive di crescita del paese, alimentati dalle scelte di Xi.