A margine del voto di Strasburgo sul bando della vendita delle vetture a benzina e diesel dal 2035, il ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, ha tirato le somme su questa scelta del Parlamento.
“Sono deluso, profondamente. L’inversione di tendenza che avevo auspicato non c’è stata. Me lo aspettavo, ma così si rischia l’eutanasia di una parte della nostra industria e la dipendenza dalla Cina” ha dichiarato.
A nulla, dice, sono valsi i suoi appelli: “È stata una decisione ideologica. Ho sperato che prevalesse, nei deputati di centrosinistra, la preoccupazione per le ricadute negative sull’occupazione”.
I timori di Giorgetti – riporta Repubblica – sono gli stessi delle associazioni della filiera automotive, come l’Anfia, che indica in almeno 70 mila i posti a rischio e in circa 450 le imprese esposte. La preoccupazione arriva anche dai sindacati metalmeccanici, dalla Fim-Cisl alla Uilm, che avrebbero preferito “un passaggio più soft”.
Per Giorgetti, il rischio è Ue troppa ideologica: “La giusta visione della decarbonizzazione va calata nella nostra realtà. La transizione deve tener conto anche delle ricadute sociali ed economiche su tutte le filiere altrimenti il futuro è l’eutanasia della nostra industria”.
“L’impostazione europea vuole imporre ritmi e ideologie che impattano negativamente su alcuni paesi come l’Italia, la Germania e la Francia. Non si può restare sordi di fronte alle preoccupazioni di imprenditori e lavoratori. Non facciamole diventare grida di disperazione”, aggiunge.
E sul futuro, conclude: “Dobbiamo pensare a strumenti che possano fare da contraccolpo a questo ennesimo shock che penalizzerà la nostra industria ed economia. Il futuro non è solo elettrico, io scommetto sull’idrogeno e su altre tecnologie. Puntare tutto sull’elettrico è una visione ideologica, miope e che ignora la realtà industriale dell’Italia”.