A Bruxelles è arrivata l’intesa sul salario minimo, una direttiva non vincolante che spinge i 27 Stati membri a fissare un quadro generale per paghe minime orarie e il rafforzamento della contrattazione collettiva.
A commentare l’intesa, il leader di Confindustria Carlo Bonomi: “Il salario minimo in genere c’è dove le paghe orarie sono basse” ha detto Bonomi al Corriere della Sera: “Non è il caso dei contratti nazionali firmati da Confindustria. Per il salario minimo si parla di 9 euro lordi l’ora, mentre in quelli firmati da Confindustria anche le qualifiche basse prevedono cifre superiori”.
Ma per molti settori, in Italia il salario minimo sarebbe utile: “Sì, esiste un mondo di contratti pirata sul quale bisogna intervenire per garantire condizioni adeguate. Dipende dalla volontà politica. È la politica che deve decidere come fare il salario minimo e prendersi la relativa responsabilità”.
Il governo, in questo senso, potrebbe fissare il salario minimo al trattamento economico complessivo della contrattazione: “Mi preoccuperebbe se si facesse un provvedimento che scardina la contrattazione collettiva nazionale. Non è l’obiettivo del salario minimo. Se applicato, va fatto in modo intelligente. La stessa proposta di direttiva indica un livello fra il 40% e il 60% del salario mediano di ciascun Paese”, dichiara Bonomi.
Nel nostro Paese, tra le altre cose, c’è il reddito di cittadinanza che si troverebbe ad essere più basso del salario minimo ma sotto la contrattazione collettiva: “Oggi possiamo costruire un modello in cui nessuno sia lasciato senza tutele” dice il leader di Confindustria.
Che conclude: “Può esserci un primo livello di puro contrasto alla povertà, con il reddito di cittadinanza riformato; un secondo imperniato sul reddito minimo come definito dalla proposta di direttiva; un terzo basato sui minimi tabellari della contrattazione collettiva e un quarto livello, superiore, che integra gli altri elementi del “Tec”.
