Il giurista ed ex giudice costituzionale Sabino Cassese ha fatto il punto sul referendum della giustizia, rilasciando un’intervista a La Stampa, in cui ha dichiarato che “Il referendum è uno strumento poco adatto alla riforma della giustizia, ma può diventare un mezzo di sollecitazione”
Sui tempi dei processi, sempre più lunghi, Cassese dichiara: “In primo luogo, c’è una legislazione che non considera i tempi della giustizia e ignora che una giustizia in ritardo non è giusta. In secondo luogo, vi è un numero eccessivo di avvocati, in terzo luogo l’organizzazione rudimentale del processo e infine, la completa disattenzione da parte della magistratura sui tempi della giustizia”.
La giustizia, secondo Cassese, anche in Italia sta acquisendo maggior peso, ma non vi è un sistema che regge: “Vi è un insieme di concause che producono l’attuale situazione, a partire dalla distribuzione dei tribunali sul territorio, fino all’assegnazione dei magistrati, passando per l’assenza di attenzione sui tempi”.
E sulle riforme? Potrebbero porre rimedio? “Non credo che risolveranno i problemi, ma credo che vadano nella direzione giusta. L’idea di fondo che la giustizia sia un organismo della cui organizzazione, della cui efficienza, della cui performance ci si deve interessare, costituisce il punto di avvio di ogni riforma”.
Sul quesito, in merito alla separazione delle funzioni: “Non credo che la separazione delle carriere sia risolutiva, ma ha acquisito un significato tale per cui può servire da stimolo per i magistrati assegnati alle funzioni requirenti e inquirenti. Ritengo che si tratta di due mestieri diversi e sarà bene reclutare persone con criteri diversi”.
Infine, sugli altri quesiti: “Se il Parlamento non decide per tempo, sarà gioco forza rispondere positivamente ai quesiti referendari”.